Regia di Ang Lee vedi scheda film
Un'inno all'amore universale, asessuale.
L'irrefrenabile svolgersi di un amore "contronatura" di cui la natura stessa diventa complice e testimone.
Un'opera malinconica sviluppata dall'estro intimo e introspettivo di Ang Lee che si fa narratore di una storia che supera i limiti di sopportazione di una comunità mentalmente tardiva e falsamente bigotta che si ostina a mostrare una maschera di falsità verosimile che rende la realtà un quadro di normalità contraffatta che serve a dimostrare una verità collettiva che non esisterebbe, o almeno non sarebbe cosi influente, al difuori di quella ristretta cerchia di persone che si fanno portavoci di un pensiero soggettivo che trasmettono come oggettivo al mondo religiosamente corrotto.
Solo se lo vivi, se senti sul collo il fiato di quella comunità, ti rendi conto che non serve che una donna, sola, venga ad aprirti la porta in mezzo al nulla, dove arriva solo la voce di Dio e del dolore, per cambiare il mondo. Non basta.
Resterai comunque solo, in mezzo a quel nulla, stracolmo d'amore. D'amore "diverso" ma intenso quanto quello "normale", se non di più. Di un amore che resta dentro, comunque.
La maestosa interpretazione di Heath Ledger risucchia la discreta prova attoriale di un Jake Gyllenhaal troppo abbagliato dai riflessi di Ledger per riuscire ad alzare la testa, a farsi spazio tra la bravura di un attore che riesce a plasmare il suo corpo e il suo volto per trasfigurare la solitudine e il rimorso di tutta una vita che entrano nel tuo corpo con la stessa intensità con cui sono entrati nel suo, accompagnati da una colonna sonora che è l'apoteosi della malinconia dei sentimenti.
La fotografia è stupenda, il lavoro tecnico ineccepibile anche se i tempi morti, a volte, sono troppo lunghi e non sempre necessari ma devo ammettere che, spesso, servono per dare il tempo alle emozioni di penetrarti l'anima. Un film che lascia quel sapore amaro che solo l'amore non vissuto sa lasciare.
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