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I segreti di Brokeback Mountain

Regia di Ang Lee vedi scheda film

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La recensione su I segreti di Brokeback Mountain

di kotrab
9 stelle

Brokeback Mountain è un'epopea dell'intimità, dell'inconscio e della coscienza, è un poema epico nella forma, non tanto costruito, quanto sgorgato dalla natura stessa in cui è ambientato, ma il contenuto è quello di un carme elegiaco e Ang Lee ha unito con ammirevole equilibrio e purezza questi elementi contrastanti. Come contrasta la naturalezza della nascita della passione e del paesaggio canadese contro le gabbie della tradizione ingessata e la vita sociale del paese o della città. Contrasti che i due amanti vivono in modo diverso ma ugualmente travagliato e infelice, anche a causa dell'amore sia tra loro che per le rispettive famiglie (o meglio, per i propri figli).

Ciò che fa di questo un gran bel film è non solo la storia eccezionalmente emotiva e struggente (da un racconto di Edna Annie Proulx), non solo la bravura e la dedizione totale degli attori, protagonisti e non, ma soprattutto il carattere della regia di Ang Lee, incentrata su una resa dell'immagine grandiosa, tesa però non verso una magniloquenza retorica, ma verso una dimensione dell'anima e del sentimento autentico. La fotografia imponente è lo specchio e il tramite di anime e paesaggi che sembrano infiniti, piani orizzontali che sembrano derivare dai classici western trasferiti però sulla freschezza idilliaca delle montagne, dei verdi abbaglianti, delle nevi candide, degli alberi vitali. La natura esterna è il paesaggio interiore degli amanti, il luogo da cui "sono nati" insieme e a cui non possono non tornare periodicamente, è un enorme ventre materno, il loro sigillo, sono loro stessi animali selvatici che abitano le foreste.

La narrazione per questo ha un incedere lento ma in perpetuo movimento: è lo scorrere placido e possente dei fiumi, è la nobiltà e la virilità del "genere" unita al mistero dello spirito orientale di un regista che ha saputo essere eclettico ma sapientemente comunicativo, e infine alla dolce colonna sonora di Gustavo Santaolalla, intimista e legata senza forzature stereotipare al mondo cui si riferisce.

Finale di feticismo pudico e nobilitato e di fedeltà nel ricordo.

 

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