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I segreti di Brokeback Mountain

Regia di Ang Lee vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I segreti di Brokeback Mountain

di zombi
8 stelle

dio come mi irrita quel "i segreti di". puntualmente quando scrivo BBM non me lo riconosce e mi chiede di scegliere. sta bene che il film parla di una relazione che è dovuta rimanere segreta per tutta una vita, ma perchè aggiungere un pezzo che non era contemplato nell'originale. dopo uno si agita e arringa contro la solita bigotteria italiana che deve per forza vederci qualcosa di losco e perverso, un che di sporco nella relazione tra due persone che guarda caso sono uomini. sta bene, ok, passiamo oltre. il film è stato un successo e mi fa piacere. per di più è un ottimo film quindi ben venga che rimanga nelle sale a macerare bene anche negli animi più duri e per dare la possibilità a chi l'ha amato di rivederselo, perchè no, se non due anche una terza volta. la scena iniziale a me è piaciuta fuori misura ed è una striscia di terra tra terra e monti nel quale un truck corre su quelle arterie lunghe e dritte che sembrano non dover arrivare mai da nessuna parte. in uno squallido cortiletto un ragazzo siede sui gradini di una roulotte e un furgoncino arriva. ne scende un altro ragazzo. nessuno dei due parla. quello giunto col furgone di proprietà ne approfitta per rassettarsi un pochino e si fa la barba. è così che si fa la conoscenza di due tra le figure romantiche e tragiche più riuscite e memorabili che il recente cinema ha regalato al suo pubblico. due pecorari che salgono sui monti a pascolare... pecore naturalmente. il biondo è di una ruvidezza che lo si può sentire scartavetrare l'aria, il moro invece tende a cercare un contatto, ma voglio dire vien naturale, lassù in mezzo alle pecore, cavalli, orsi e chissà che altro. poche parole, routine da coppia collaudata. i pasti, le bevute, i preparativi per salire ai pascoli. una bevuta di troppo e la tenda diventa per due. fuori si gela. jack, il moro, prende l'iniziativa e nel mezzo della notte e del sonno prende il braccio di hennis del mar(dio mi ricordo anche il cognome) e se lo tira addosso come una coperta. ang lee non è un coglione e banchetto di nozze e tempesta di ghiaccio stan lì a dimostrarlo. il film probabilmente baciato da uno stato di grazia che ha ricoperto di magia il prodotto film arrivato nelle sale, è fatto di gesti, attese, parole, sguardi che sanno di miracoloso... hennis si fa prendere la mano come se fosse tutto nella norma. dopo qualche secondo si sveglia realizzando e si ribella. jack lo riprende con dolcezza cercando di fargli capire che è tutto ok, che sono nel mezzo del nulla. hennis resiste ancora per qualche istante, poi crolla tutto e baci, rapidamente si spogliano e hennis possiede jack in una scena che mi ha fatto venire caldo alle gote. i gesti più semplici messi nei rispettivi personaggi rendono jack ed hennis reali, fatti di carne, anche se solo di immagini e pensieri di fatto sono composti. non c'è da gioire, da essere contenti per loro, poichè la loro è una storia tragica. materia da riprendere in mano a freddo quando il trasporto delle emozioni è scemato. e allora col senno di poi si può sopportare quel finale lancinante da lametta ai polsi(per il pubblico intendo). l'incapacità ad accettare un sentimento non è cosa filmica e lo dico mica perchè il mondo ancora non lo sa, ma perchè è bene ricordare che esistono persone che trovano difficile adattarsi ad un fatto concreto. hennis del mar ha ben chiaro un fatto ed è il cadavere rinsecchito, mutilato di un cowboy ucciso perchè portava avanti una relazione tacita con un altro cowboy. suo padre lo porta a vedere quel cadavere, ed hennis ha ben stampato nella mente quest'immagine. più avanti avrà ben chiara in testa le immagini di un altro omicidio, di un pestaggio a sangue, fatto ai danni di jack. non è chiaro se sia effettivamente morto in quella truce maniera, o se è hennis che se lo è immaginato mentre parla al telefono con la moglie di jack. a me pensando a BBM viene in mente ADELE H e TORCH SONG TRILOGY i bellissimi film di françois truffaut e paul bogart/harvey fierstein. se io ripenso al viso di heath ledger quando ascolta la moglie raccontare della morte di jack e quando alla fine dopo la visita di una delle due figlie, vederlo promettere a jack, di fronte ad una cartolina e a due camice sovrapposte, mi chiedo cosa lo sostiene a continuare a vivere. ha forse senso continuare a vivere pur sapendo che una parte di te è morta per sempre? ha senso forse pensando che hennis deve a jack quella promessa che non è riuscito a dargli quando era in vita. la sua esistenza sarà consacrata a questa promessa. e non c'è niente di romantico o di bello. porca puttana è di una tragicità che la metà basta. per me un film così immenso da parecchio tempo, almeno da ADELE H e TORCH SONG TRILOGY. tra l'altro due film dove protagonista era una passione d'amore che andava oltre tutto. una passione non corrisposta che sfondava nella follia e una passione strappata da ciò che è destinata ad essere la rovina dell'uomo... la stupidità. sarà quindi meglio una passione come questa ma finita com'è finita, o niente per non perdere mai una cosa che ti incrinerà per sempre?... intanto che cerco la risposta, non sia mai che la trovo spolverando i mobili o detergendo i sanitari, mi godo il ricordo di un bel film! giusta la lunghezza che da il giusto ampio respiro ad una storia sintetizzata in due ore e mezza che deve dare il senso di una vita, la bella fotografia naturale che non enfatizza i paesaggi mozzafiato, le musiche da john wayne con le paturnie e prove attoriali spaventose se si pensa da chi sono arrivate. immenso heath ledger poichè è suo il peso da portare e appena un pò più sotto gyllenhall, ma era così che doveva essere. ottima una michelle williams che si vuole più presente e non da disprezzare anne hathaway che finalmente si libera di tutte quelle ingombranti pretty princess mostrando le tette. da magone la mamma di jack e di come scongiura con lo sguardo hennis prima che lasci per sempre quella casina buttata in mezzo al nulla.

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