ITALIAN TRASH THRILLER MADE IN '70
Un attempato ispettore tedesco (John Mills) è impegnato a concludere un complicato caso inerente una banda di narcotrafficanti, ma ultimamente è completamente distratto dalla ossessione che la bella e giovanissima moglie (Luciana Paluzzi, splendida) lo stia tradendo nei momenti in cui lui è impegnato al lavoro, ovvero per circa 3/4 della giornata.
Questa idea lo ossessiona a tal punto che, una volta incastrato uno degli uomini di punta della banda criminale, l'aitante Max Lindt (Robert Hoffman) l'uomo decide di scagionarlo per affidargli il compito di uccidere l'infedele e ribelle consorte, per nulla disposta a fare la brava mogliettina obbediente e sottomessa, ma anzi avvezza ad uscire di casa senza preoccuparsi di dettagliare al consorte le sue misteriose frequentazioni.
Finirà in un mare di guai, l'anziano sospettoso marito poliziotto, mentre non ci sarà legge in grado di mortificare la naturale attrazione che finisce per legare la preda ed il predatore.
Per la regia del bravo e volitivo Massimo Dallamano, "La morte non ha sesso", nonostante il titolo strambo e poco decifrabile, possiede più un aplomb inglese che una connotazione tedesca, come appare inevitabile dalla collocazione della storia.
Forse tutto ciò è anche dovuto al carisma tutto british del suo illustre protagonista, Sir John Mills, che nobilita con la sua presenza un film congeniato come una commedia sofisticata, dai risvolti thriller piuttosto godibili.
Dallamano ha certo fatto di meglio, ma il film, coproduzione italo/tedesca, appare girato con una certa professionalità e condotto con mestiere sicuro da un artigiano dalla esperienza solida e consolidata.
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