Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
Giallo italiano ante litteram, diretto da un regista di classe per lungo tempo sottovalutato. Un ottimo cast, al servizio di una intrigante sceneggiatura, da corpo ad un intricato film, in parte ispiratore del successivo Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile (1972).
Fank (John Mills), ispettore della narcotici, è ossessionato dall'idea del tradimento coniugale. La bella moglie Lisa (Luciana Paluzzi), dai trascorsi burrascosi, forse faceva parte di una gang dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. Al quarto delitto, vittime alcuni spacciatori, Frank individua -grazie ad una catenina- l'omicida in Max (Robert Hoffmann). Turbato per il comportamento della moglie, anziché arrestare l'assassino Frank decide di stipulare un patto: la libertà in cambio dell'omicidio della consorte. Ma le cose prenderanno una piega inaspettata, dato che Max s'innamora veramente di Lisa.
"Conosco mia moglie: ci ha messo due giorni ad entrarti nel sangue. Come è entrata nel mio." (Frank a colloquio con il killer)
Massimo Dallamano (1917 - 1976) è stato uno dei più sottovalutati registi del nostro cinema. In precedenza formatosi su ben quaranta set come operatore alla macchina, ha poi diretto solo film riusciti, particolarmente complessi e con personaggi dalla psicologia sempre stratificata. Pur se resterà famoso per l'eccezionale Cosa avete fatto a Solange? e il sublime La polizia chiede aiuto (il terzo tassello della trilogia, Enigma rosso, non lo ha potuto dirigere, sviluppandone solo la sceneggiatura), l'intera sua filmografia è meritevole di essere riscoperta e rivalutata. Filmografia (come regista) purtroppo limitata ad un arco temporale troppo breve (nove anni) a causa di una prematura dipartita. In questo curioso La morte non ha sesso, sulla scia del film di Giulio Questi (La morte ha fatto l'uovo) predomina un tipo di narrazione sottesa, a sfondo giallo, senza scene particolarmente audaci e con un ritmo piuttosto diluito da dialoghi prolissi e svariate situazioni a sorpresa.
Il tentativo di percorrere il giallo in epoca non sospetta (1968) conferisce al regista una paternità al genere, solitamente attribuita solo a Bava ed Argento, che gli spetta di diritto anche considerato il fatto che Roberto Bianchi Montero parebbe essersi ispirato non poco a questo film, quando realizza Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile (1972). A black veil for Lisa è il titolo internazionale -e più pertinente- che giustifica l'incipit, sviluppato durante un rito funebre il cui senso pieno viene svelato solo e soltanto nelle drammatiche sequenze finali. Dallamano lavora su una discreta sceneggiatura, opera di Giuseppe Belli e dello stesso regista, al cui servizio prestano i volti attori di classe in grado di rendere il girato di enorme qualità. Mentre si avvale, come poi nel notevole Le malizie di venere (o meglio Venere in pelliccia), delle eccezionali sonorità di Gianfranco Reverberi, qui supportato da Giovanni Fusco. È doveroso inoltre segnalare la presenza di Jimmy il Fenomeno -nel ruolo dell'informatore soprannominato il Topo- in seguito macchietta presente nella più svariate commedie sexy italiane.
"Si domandava: che cosa è accaduto? E rispondeva: nulla, e si ricordava che la gelosia era un sentimento che umiliava lui e sua moglie, ma di nuovo nel salotto si convinceva che qualcosa era successo." (Lev Tolstoj)
F.P. 01/11/2019 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 84'32")
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