Regia di Vittorio Sindoni vedi scheda film
Morendo, un uomo lascia il suo ricco patrimonio a un figlio illegittimo, dimenticandosi degli altri quattro legittimi. Quando l’unico erede muore in circostanze poco chiare, è logico sospettare dei fratellastri: ma saranno proprio loro i prossimi a venire eliminati.
Basterebbe la prima scena, peraltro malauguratamente una scena madre, per capire tutto ciò che c’è da capire su questa pellicola: diretta in modo maldestro e sbrigativo, si dovrebbe presumere impressionante, ma sortisce solo un vago effetto tragicomico. E dire che il regista, Vittorio Sindoni, farà ben di meglio in seguito, e neppure qui confeziona un lavoro completamente disastroso; alcune scelte discutibili dietro la macchina da presa sono presumibilmente frutto dell’inesperienza – questa è la sua opera prima, a 29 anni – ma nel complesso Omicidio per vocazione è un modesto giallo-thriller in linea con lo spirito e gli standard dell’epoca. La tensione va e viene e la sceneggiatura di Romano Migliorini, Aldo Bruno e Sindoni non offre grandi spunti in termini di originalità, mirando a un effetto sorpresa (specie nel finale) che non va sempre a segno, anzi; nel complesso si potrebbe definire un lavoro di serie B, ma non inferiore. Anche perché nel cast c’è qualche nome degno di attenzione: tra gli altri, Femi Benussi, Tom Drake, Ivo Garrani, Virgilio Gazzolo, Ernesto Colli, Isarco Ravaioli, Valeria Ciangottini, Andrea Fantasia e il già citato Aldo Bruno. Da non sottovalutare poi la durata limitata a un’ora e venti, che rende l’opera quantomeno snella; Sindoni troverà quasi subito la sua vera vocazione in una serie di commedie ridanciane, per poi approdare alle fiction televisive, sponda Rai. 2,5/10.
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