Regia di Yvan Attal vedi scheda film
Parigi, giorni nostri. Vincent (Yvan Attal) vive con Gabrielle (Charlotte Gainsbourg, sua consorte nella vita reale). Georges (Alain Chabat) è il compagno di Nathalie (Emmanuelle Seigner). Vincent e Georges invidiano Fred (Alain Cohen), scapolo e grande sciupafemmine. Pur avendo un’amante, Vincent è sinceramente legato alla sua compagna, mentre Georges e Nathalie non fanno altro che polemizzare su ogni dettaglio della loro convivenza. Lei è una vetero-femminista incallita, lui non sa più che pesci prendere. Fred, lungi dall’essere soddisfatto della sua movimentatissima vita galante, si sente in realtà molto solo, arrivando ad invidiare i suoi due amici, pur conoscendo i loro dubbi e traversie sentimentali.
Dopo il riuscito “Ma femme est une actrice” (2001), il secondo film di Yvan Attal è un gradevole e ben congeniato spaccato di vita di un gruppo di quarantenni. Trama, ritmo narrativo e dialoghi ricordano due grandi film corali di epoche diverse, “Vincent, François, Paul et les autres” di Claude Sautet (1974) e “Le déclin de l’empire américain” di Denys Arcand (1987). Qui, il tono è più leggero, ma i sorrisi si alternano a riflessioni tutt’altro che superficiali sulle relazioni uomo-donna, sui rischi di ripetitività e assuefazione nella convivenza, sulla fedeltà e i tradimenti. Charlotte Gainsbourg, già protagonista del succitato primo film del marito, è il personaggio maggiormente approfondito della vicenda. Tormentata, consapevole della doppia relazione di Vincent, ma decisamente legata a lui, appare come la figura più matura e adulta del gruppo. Nel finale si adombra una sua possibile storia o avventura con uno sconosciuto incontrato in un negozio di dischi e interpretato da Johnny Depp, che regala poco più di un cameo senza parole, lasciando però un innegabile segno. Il ruolo più divertente è senza dubbio quello di Alain Chabat, attore capace di passare dal registro più impegnato al più leggero, qui irresistibile nei suoi duetti con la caricaturale ma esilarante Emmanuelle Seigner e nei commenti rivolti all’invidiato e dongiovannesco amico Fred.
Non posso non segnalare le raffinate partecipazioni di due vecchie glorie del cinema d’Oltralpe, Anouk Aimée (la strepitosa e toccante moglie di Marcello Mastroianni in “Fellini 8 ½”) e il regista Claude Berri, produttore sia di questo che della precedente fatica di Yvan Attal. Interpretano per pochi minuti ma con giustezza i genitori di Vincent.
Colonna sonora molto anglosassone per un film squisitamente parigino (Radiohead e Lou Reed). Rock di prim’ordine, ma alcuni brani, eseguiti integralmente, finiscono per essere complici delle poche lungaggini di una pellicola che tarderà ad invecchiare.
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