Regia di Salvatore Samperi vedi scheda film
In Sicilia il commerciante di tessuti Ignazio La Brocca (Turi Ferro) rimane vedovo e con tre figli, di cui uno bambino, Enzino (Massimiliano Filoni), uno adolescente, Nino (Alessandro Momo) e uno sulla ventina, Antonio (Gianluigi Chirizzi): il capofamiglia, sebbene interessato alla giovane vedova Ines (Angela Luce), anche lei attratta dall'uomo, assume un'avvenente domestica, Angela (Laura Antonelli) e finisce per innamorarsene, ma non è il solo in famiglia...
'Malizia' di Salvatore Samperi è un'opera che è entrata nell'immaginario collettivo di un'Italia 'guardona' di inizio anni '70, dove il film suscitò un certo scandalo per il tema del voyeurismo associato ad un erotismo carnale e schietto, andando oltre ai meriti puramente cinematografici, di per sè alquanto scarsi.
Il film è frutto di un soggetto di Samperi stesso, che lo sceneggia in collaborazione con il prolifico Ottavio Jemma e Sandro Parenzo, e nell'incipit ha persino velleità di satira di costume della Sicilia dell'epoca (il film è ambientato negli anni '50) toccando punte grottesche nelle scene delle esequie della defunta signora La Brocca, ma ben presto concentra l'attenzione sui pruriti sessuali dei maschi (bambino escluso) della famiglia nei confronti della prorompente Angela, assai 'generosa' nel mostrare le proprie grazie.
E' un erotismo, quello di 'Malizia', visto con gli occhi s(malizia)ti di oggi, dove tutto è stato sdoganato ormai da tempo, che può essere definito da buco della serratura, o ancor più - come testimonia una delle scene più famose del film - 'da lucernario' (dal quale Nino e il compagno di scuola dal grande appettito sessuale e, vista la stazza, non solo, osservano Angela che, accortasi di loro, si spoglia), tutto sommato innocuo ma che ha come unico pregio di non essere volgare, al contrario di tanti altri che da lì a poco riempirono i cinema del paese.
Il rapporto che si instaura tra il giovane Nino (il bravissimo ma sfortunato Alessandro Momo) e la splendida Angela (una Antonelli più bella che brava, nonostante il Nastro d'Argento vinto) aveva della grandi potenzialità narrative ed espressive, ma tutto sommato si risolve in maniera prevedibile.
Tra gli elementi positivi del film, oltre che la suddetta interpretazione di Alessandro Momo, che in una scena dai contorni sinistri, visto il suo tragico destino, rifiuta dal padre un motorino come regalo ritenendolo pericoloso, sono da lodare l'interpretazione di Turi Ferro, perfetto nella parte del padre di famiglia e soprattutto la straordinaria fotografia del mago delle luci Vittorio Storaro, fatta di colori caldi per le assolate scene in esterni e forti contrasti in quelle in interni, con autentici pezzi di bravura per le scene notturne.
Suo malgrado un cult movie.
Voto: 5,5.
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