Regia di Edoardo Mulargia vedi scheda film
La moglie di uno scrittore, donna piacente, è in vacanza a Lesbo. Dal nulla arriva il marito e le confessa che è diventato impotente (lei non se n'era mai accorta). La donna viene corteggiata da una lesbica dichiarata, ma lo scrittore paga un playboy per accoppiarsi con la moglie, di modo da evitare che venga contagiata dal morbo dell'omosessualità. Alla fine la coppia si ricompone, come se fosse un lieto fine.
Realizzato con mezzi davvero miseri, ma confezionato comunque con una certa decenza, Lesbo è uno di quei titoli che promettono grandi cose e – come si può facilmente intuire – mantengono ben poco. Anche perché siamo nel 1969 e la censura è ancora parecchio vivace dalle nostre parti: passi pure il titolo licenzioso, ma le immagini devono essere naturalmente caste il giusto. Il che non esclude qualche brandello di pelle femminile denudata qua e là, senz'altro, ma le prurigini dello spettatore devono finire lì, non si va oltre. La trama, piuttosto, offre spunti licenziosi degni di nota, nel bene come nel male (e prevale il secondo, si capisce); il trattamento riservato all'omosessualità è innanzitutto inconcepibile e stupisce osservare l'ottusità dei protagonisti di fronte all'esistenza di una lesbica dichiarata: ci si deve ricordare dell'anno di uscita della pellicola, e va bene, ma che la donna venga dichiarata una degenerata e una poco di buono per tutta la durata del film pare un filo eccessivo anche per l'epoca. Epoca di cambiamenti nei costumi sessuali degli italiani, di rivoluzioni lentissime, ma reali nella libertà espressiva: ecco perché Lesbo sembra essere a tutti gli effetti un lavoro uscito già vecchio, non al passo con i suoi tempi. Il regista Edward G. Muller è Edoardo Mulargia, che si firma col suo vero nome sul copione, insieme qui a Giacomo Gramegna; collabora ai dialoghi Alfredo Medori. Nonostante l'ambientazione in terra (anzi: isola) greca, la produzione batte esclusivamente bandiera tricolore (Cineproduzioni Associate Roma); nel cast: Gisela Dali (effettivamente greca), Carla Romanelli, Giuseppe Cardillo, Peter Howells. Al di là di quanto già esplicitato fin qui, la storia del film fa proprio acqua da tutte le parti e la visione – al netto di una resa estetica non da buttare, come rilevato – si ingolfa spesso tra banalità e momenti morti. 2,5/10.
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