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L'altro corpo di Anny

Regia di Peter Sykes vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'altro corpo di Anny

di undying
3 stelle

Ibrido poco riuscito tra fantascienza e horror, con decisa immersione nell'avventura. Diviso tra una prima parte di atmosfera, con clima sotteso e inquietante, ed una seconda confusionaria e incerta.

 

 

Mascherato da turista, Greville (Simon Brent) un investigatore incaricato di chiarire i movimenti attorno ad un losco traffico di quadri di valore (il cui stile è chiaramente quello di Hieronymus Bosch), si insedia in uno sperduto paesino di alta montagna. Qui incontra di sfuggita Anna (la stupenda Neda Arneric), un'enigmatica ragazza che porta tatuato, alla base del braccio sinistro, l'iconografia di un ragno. Nell'isolato villaggio, attorno ad Anna, si è sviluppata una leggenda che la vuole in realtà tutt'altro che giovane ma anzi quasi centenaria. Vero o falso? Forse gli esperimenti dell'attempato Huber, ex nazista, possono chiarire in parte il mito.

 

 

Ennesima mediocre, modesta e maldestra sceneggiatura vagamente limitrofa all'horror, assai invece più avventurosa, destinata alla regia di Peter Sykes, valido cineasta che anche in seguito si imbatte ancora in script deliranti (tipo gli inguardabili La casa dagli orrori nel parcoUna figlia per il diavolo). Non basta una bella fotografia, un ottimo utilizzo degli scenari naturali (eccezionale l'atmosfera evocata dalla vera segheria) o un valido ed efficace movimento della macchina da presa. Qui proprio non si riesce, da metà tempo in poi, a sopportare l'evolversi della vicenda che assume connotazioni al limite dell'allucinante (l'omicidio, con persona sbagliata, per errore nel bosco). Anche il finale appare controverso, cialtronesco e davvero tirato via. Peccato, perché gli attori hanno fatto un buon lavoro.

 

 

Curiosità: il titolo italiano si inserisce nel contesto -tipico delle nostre distribuzioni dell'epoca- dell'anglicizzazione, ovvero dell'utilizzo forzato di pseudonimi tipo i vari John Old (Mario Bava), Anthony M. Dawson (Antonio Margheriti) e Robert Hampton (Riccardo Freda); infatti è (volutamente) sbagliato perché la protagonista si chiama Anna (non Anny!) anche nella versione in lingua originale. Probabilmente i distributori erano afflitti dal dubbio che il film potesse essere inteso come italiano. E il paradosso è che i film gotici italiani erano molto, molto migliori di quelli stranieri... soprattutto di quelli inglesi!

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