Regia di Martyn Burke vedi scheda film
Non penso sia mai passato al cinema, ma di certo, per almeno una parte di persone cresciute con il mito del computer e delle sue avventure, è un film assurto quasi al ruolo di opera informativa. Prima di The Social Network un altro film raccontò la genesi di un fenomeno tecnologico, ma qui più che del valore sociologico (ed economico) si focalizza l’attenzione proprio sul progresso. Il titolo allude al concetto di pirateria: tutto nasce da un’idea saccheggiata al colosso Ibdm da parte di Steve Jobbs, il fondatore della Apple, e il resto si dipana sul fatto che Bill Gates ruba il modello a Jobbs.
Basandosi sul concetto del furto che è anche tradimento e slealtà, la storia pone l’accento specialmente sui due protagonisti, l’uno contraltare dell’altro: da una parte c’è Jobbs, eccellente creativo e senza scrupoli, votato alla concezione che un inventore debba essere anche una sorta di guida spirituale (le presentazione dei suoi prodotti lo dimostrano) per tutti coloro che intendono rendere il mondo migliore; e dall’altra c’è Gates, faccia da contabile e mente da imprenditore oltre la media, tecnicamente geniale ma probabilmente sprovvisto dell’estro creativo del rivale (di cui diventerà il padrone alla fine degli anni novanta).
Interessante se non altro per la contrapposizione tra le due vedute di mondo radicalmente diverse (ma il film non si schiera: illustra), ha un fine didascalico (qua e là sfiora il manicheismo) che non è esente da qualche trovata gustosa (gli incontri con i colossi informatici) e che riesce a raccontare una storia oggettivamente intrigante e ben esposta con diligenza.
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