Regia di Ron Howard vedi scheda film
In un momento storico non facile per tutti,esce un film ad alto budget proteso una volta di più a rilanciare il mito del sogno americano,del Grande Paese che dà un'opportunità a chiunque,e della forza di volontà come unico,assoluto combustibile per le grandi imprese:Ron Howard si riassocia alla star venuta dall'Australia Russell Crowe ,che portò agli ottimi incassi di "A beautiful mind" e ai quattro Oscar conseguiti,per portare sullo schermo l'avventura umana e sportiva di James Braddock,nato perdente e divenuto campione del mondo contro Max Baer,praticamente la versione in carne e ossa ,nonchè antesignana di "Rocky".I consensi al box-office USA non sono stati all'altezza del predecessore,il biopic sul matematico schizofrenico che nel 2001 ottenne altri risultati,e comunque c'è da aspettarsi una seconda manche quando usciranno le nominations del 2006.Ma l'impianto scenico è artificioso,ci sono ellissi narrative forzatissime(quella iniziale,con il passaggio dal benessere all'indigenza senza uno straccio di specificazione!),Renèe Zellweger è completamente fuori parte,e l'epopea del "Working class hero"(citazione da Lennon d'obbligo) assomiglia più a una favola rassicurante per mandare a letto più tranquillo lo spettatore occidentale in ansia,che a un racconto di sudore,miseria e rabbia di vivere.
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