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I giorni dell'abbandono

Regia di Roberto Faenza vedi scheda film

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La recensione su I giorni dell'abbandono

di FilmTv Rivista
4 stelle

Avrebbe potuto essere un film d’amore e di follia, un mélo e soprattutto una discesa in un stato di allucinazione e successiva risalita. Invece, I giorni dell’abbandono, dal romanzo di Elena Ferrante, diretto e scritto (con molti co-sceneggiatori) da Roberto Faenza, è un’occasione mancata, per difetto e per eccesso. La storia di Olga, moglie abbandonata per una donna più giovane, e della sua progressiva perdita di contatto con la realtà quotidiana a favore di un’ossessione “esclusiva”, è necessariamente una storia tutta dall’interno, che con la realtà finisce per non avere più contatto; non può perciò essere raccontata con il naturalismo visivo scelto dal regista (l’unico momento “eccentrico” è la soggettiva del ramarro che si è nascosto sotto il letto, totalmente gratuito), pena la mancata “sospensione dell’incredulità” che è alla base di certe narrazioni cinematografiche. In pratica, quando la storia di Olga arriva all’acme della crisi, non ci si crede più: troppi gesti mancati, dimenticanze, tragedie, disastri, tutti insieme, e improvvisi, affastellati l’uno sull’altro, immotivati, se non da uno stato di follia che però non è stato accennato dalla macchina da presa e dalla successione narrativa. A causa del “basso” costante (da Tv movie) tenuto dalla macchina da presa, il testo diventa eccessivo, ridondante, a pesante rischio del ridicolo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 38 del 2005

Autore: Emanuela Martini

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