Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Film che si può liquidare in poche parole: tratto da un romanzo di Elena Ferrante (alla cui opera si era ispirato anche Martone per "L'amore molesto", molto superiore a questo film), non funziona a causa di una sceneggiatura improbabile che non rende in maniera verosimile il calvario di una donna abbandonata dal marito e che non si rassegna a questa situazione. Il regista non ha saputo riscattare la sceneggiatura e ha diretto male gli attori: la Buy è costretta a fare l'isterica da manuale e a recitare costantemente sopra le righe (vabbè che ci è abituata, ma qui stecca quasi sempre), i bambini sono petulanti, Zingaretti ripete la stessa faccia da cane bastonato per tutto il film, Gaia Bermani Amaral è soltanto decorativa e Goran Bregovic spaesato. Tuttavia, nella parte conclusiva della conoscenza col musicista il film si risolleva almeno un pò dal ridicolo di molte scene precedenti, ed evita per un pelo il naufragio completo.
voto 5/10
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