Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
Il merito maggiore di questo film, a parte la consueta eccellente recitazione di Luigi Lo Cascio, è secondo me l'attacco al mito rassicurante della famiglia, come è in questi tempi portato avanti da certi personaggi che preferisco non aggettivare, come ad esempio il cardinale Ruini o i vari Casini, Buttiglione e compagnia brutta. Purtroppo, come si sa, la famiglia può essere - non lo è sempre, per fortuna - un vero inferno, capace di rovinare per anni e anni a venire la vita di un sacco di persone.
La trama del film è abbastanza interessante, sebbene sia zavorrata da vicenduole e figurine piuttosto inutili, come quella dell'amica Emilia, cieca e lesbica, che s'innamora dell'altra amica della protagonista, Maria, affidata ad un'attrice ormai irrimediabilmente macchiettistica come Angela Finocchiaro. La bestia nel cuore si guarda con sufficiente interesse, anche se si capisce che le autrici hanno avuto grosse difficoltà a trovare un finale plausibile (imbevibile la fuga in treno): ed infatti ci girano intorno, fino ad uno scioglimento banale ed ormai visto e rivisto.
Restano le buone prestazioni degli attori, Alessio Boni, già visto nella "Meglio gioventù", Giovanna Mezzogiorno, davvero bravina, ma la cui interpretazione impallidisce di fronte a quella di un grande attore come Lo Cascio.
Non si capisce, comunque, come abbia potuto l'Italia mandare agli Oscar un film mediocre come questo: non c'era proprio di meglio?
E' bravo sempre e comunque; riesce a ravvivare anche film bruttini come questo.
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