Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Giordano di mestiere fa lo “sminatore”, cioè quello che disinnesca le mine inesplose rinvenute nei campi e nelle strade nel dopoguerra. È un po’ svanito, perciò viene considerato il più “sacrificabile”; e poi smina come un gioco e come per gioco tiene lontani i ragazzini che potrebbero farsi male. Ma Giordano, che vive in un paesino della Puglia con due zie decise e burbere che portano avanti l’azienda di famiglia (una confetteria), ha un sogno dal passato: Lilliana, della quale era innamorato da ragazzo, che poi sposò il fratello con il quale fuggì a Bologna e che tutti in famiglia hanno sempre considerato una poco di buono. Adesso Lilliana, vedova, piacente e costretta dalla vita ad arrangiarsi come può, con un figlio grande e imbroglione, si rifà viva, e decide di tornare in Puglia. Storia di un viaggio migratorio all’incontrario (dal nord al sud, ma soprattutto dalla città alla campagna, come accadeva durante e alla fine della guerra), La seconda notte di nozze di Pupi Avati ha l’aria di una favola di altri tempi, quelli in cui le differenze si potevano ancora riconciliare, i bisogni concreti regolavano i sogni, i semplici non spostavano le montagne ma qualche cuore sì. Scritto come sempre in punta di penna, con interpreti perfetti (Albanese, Marcorè, Katia Ricciarelli in versione popolana) e il bel ritorno dei due mostri sacri Angela Luce e Marisa Merlini.
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