Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Nella Bologna del primo dopoguerra vive Lilliana (Katia Ricciarelli), che da poco più di 6 mesi ha perduto il marito in guerra. Lilliana vive col figlio, Nino (Neri Marcorè); i due conducono una vita di stenti: mangiano pochissimo e a breve verranno sfrattati. Nino si arrabatta tra lavoretti e piccoli furti, ma occorre una svolta. Lilliana scrive a Giordano (Antonio Albanese), fratello del marito, uomo ritardato (almeno per gli altri) che vive con le due anziane zie (Angela Luce e Marisa Merlin) nella provincia di Bari. La corrispondenza epistolare suggerisce a Nino una possibilità da sfruttare. Dopo il viaggio fortuito, madre e figlio arrivano in Puglia, dove l’amore di Giordano per Lilliana sconvolgerà la vita di tutti.
“La seconda notte di nozze”, scritto e diretto da Pupi Avati, è un film che ha la pretesa di dipingere un’Italia che non c’è più, inghiottita dalla spersonalizzazione dei rapporti e dalla perdita di alcune tra le principali dinamiche d’aggregazione sociale. Il nostalgico sguardo di Avati sul passato è particolarmente preciso ed attento; il regista bolognese dimostra di conoscere la materia, e la sua messa in scena ne guadagna. La bravura di Avati da regista non si discute. Peccato che non possa dirsi lo stesso della sua capacità di sceneggiatore. Nonostante il plot non sia esattamente da buttar via, Avati non fa esplodere la storia: nessuna emozione reale raggiunge lo spettatore: colpa dei personaggi, per la maggior parte descritti male, e soprattutto per alcune situazioni abbastanza profonde, ma descritte con superficialità, quasi con approssimazione. La scelta non sempre adeguata di alcuni degli attori secondari, poi, rende alcune scene quasi ridicole. Peccato perché i protagonisti, Albanese in primis, sono veramente bravi. In buona sostanza una mezza delusione.
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