Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Il cinema di Pupi Avati,uno degli autori oggi più longevi e tutto sommato coerenti del nostro panorama registico,ritrova spesso ambientazioni nel passato,soprattutto quando racconta storie d'amore,molte volte non corrisposto.Uno dei suoi più marcati successi era infatti il non remoto "Il cuore altrove",molto apprezzato da critica e pubblico un paio di stagioni fa;presentato all'ultima mostra di Venezia,"La seconda notte di nozze" ha conosciuto un certo favore,e arriva un paio di mesi dopo nelle sale.Un'ambientazione felicissima nell'immediato dopoguerra dei disastrati,la miseria che rende la gente cattiva,attori onestamente meritevoli di applauso,dall'inedita Katia Ricciarelli in un ruolo difficile da falsa vittima delle circostanze,allo scellerato di Neri Marcorè,fino alla straordinaria prova di Antonio Albanese.Il quale,nell'impersonare un matto dalla generosità d'animo commovente che è consapevole del proprio stato,ha dei momenti da attore superbo,e a tratti esilarante,come quando legge la lettera dell'amata,e,travolto dall'emozione va a far pipì sul muro quasi accasciandosi.Semmai,i limiti de "La seconda notte di nozze" sono talvolta una certa lentezza di passo,la musica ridondante fin dalla prima sequenza,a voler quasi enfatizzare un racconto che non ne avrebbe nemmeno bisogno,e l'indecisione del regista sul pizzicare di più le corde drammatiche o quelle ilari.Rispetto al precedente "Quando arrivano le ragazze?" Avati gestisce peggio il ritmo della narrazione,anche se il significato del film è senz'altro più "importante" dei temi leggeri della pellicola sopra citata.Per cui,non siamo di fronte a uno dei migliori lavori del regista,anche se ci sono diverse cose valide in questa pellicola che si conclude con una bellissima dedica.
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