Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Genova, 1944. Giovanni Bertone, un ex ufficiale di cavalleria radiato dall'esercito, preda del vizio del gioco, tira avanti tra truffe e piccoli traffici. In particolare, riveste il ruolo di mediatore tra le famiglie di prigionieri politici ed i militari tedeschi addetti alla loro custodia. Scoperto dalle SS, gli viene proposto dall'ufficiale tedesco Muller, in cambio di un trattamento di favore, di fingersi il Generale Della Rovere, un alto ufficiale badogliano in realta' ucciso poco tempo prima e, come tale, trascorrere un periodo di detenzione nel carcere di San Vittore, a Milano, con lo scopo di ottenere informazioni dai membri della Resistenza ivi reclusi. L'uomo non puo' che accettare. All'interno del carcere, dopo ed in conseguenza di un piu' profondo contatto con un vero volto della guerra, ha la possibilita' di riscattare un'esistenza priva di ideali. Bel film di Roberto Rossellini, restituisce allo spettatore una precisa e - per quanto ne so - realistica immagine dell'Italia durante il periodo dell'occupazione tedesca, la quale e' di sfondo alla vicenda umana del protagonista. Giovanni Bertone e' presentato nella prima parte del film come un individuo privo di morale. Egli e' un uomo indubbiamente ricco di doti, eleganza, oratoria, furbizia. Coglie la complessita' del momento storico e le difficolta' delle persone con cui si trova ad interagire; tuttavia, e' - consapevolmente - schiavo del vizio del gioco, e dei piaceri in genere. Pertanto, usa le sue capacita' non per il bene comune, o per soddisfare bisogni primari, ma per alimentare la sua esistenza vacua. La "leggerezza" delle sue giornate, tra case di tolleranza e sale da gioco, stride con la durezza del tempo. Alla stessa, pero', e' richiamato sin dal momento del suo ingresso in carcere, sotto il nome del Generale Della Rovere. Giovanni appare sconvolto dalle ultime parole scritte dei condannati a morte sulle pareti delle celle. Successivamente, il contatto con uomini i quali, nel loro piccolo, pur avendo molto da perdere, non hanno piegato la testa di fronte all'invasore, ed affrontano con dignita' le conseguenze delle loro azioni, lo porta ad un'evoluzione morale, che cresce grazie alla condivisione di sentimenti generata dal contatto con i propri compagni di pena, convinti che egli sia veramente il Generale badogliano. Il Generale della Rovere e' un simbolo, tanto per i prigionieri politici nel carcere di San Vittore, quanto per lo stesso Giovanni Bertone, il quale, in ossequio di quanto quel nome rappresenta - anche a cagione di un confronto tra le due storie personali; il vero Generale e' oggetto di amore e stima da parte di una bella famiglia; il Bertone si destreggia malamente tra attricette e prostitute - lo onora riservandogli una morte da eroe. Una fine che il vero Generale Della Rovere non aveva potuto avere, essendo stato colpito alle spalle poco dopo essere stato sbarcato da un sottomarino. Il contesto nel quale si consuma la tragedia di Giovanni Bertone e' quello dell'ultimo periodo di guerra. Il regista ce lo racconta mostrandoci il dolore per le separazioni tra familiari; descrivendoci la precarieta' di esistenze, minacciate un giorno dalle bombe, un altro dai rastrellamenti. Arriva, infine, a lanciare precise accuse, che hanno valore di monito per il futuro. Tutto cio' e' stato possibile a causa dell'ignavia e dell'egoismo di chi, di fronte alle ingiustizie, ha rinunziato a lottare, pur di conservare quel poco che aveva. Ottima prestazione per Vittorio De Sica; il suo personaggio e' un uomo che non e' mai se' stesso. Giovanni Bertone, nella vita, ha sempre recitato una parte. Il "colonnello", l'"ingegner Grimaldi", chissa', in passato, chi altro. Ironia della sorte, anche nel momento della morte, Giovnni Bertone ha un'altra identita'. Un dramma di ambientazione bellica di forte impatto, merita la visione tanto per la suddetta interpretazione quanto per la ricostruzione di un contesto storico e sociale di particolare complessita'.
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