Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Difficile che qualcuno parli di questo film senza citare anche "La Grande Guerra" di Monicelli, entrambi premiati ex aequo con il Leone d'Oro alla ventesima Mostra del Cinema di Venezia. A mio avviso questo non è il solo punto in comune, ma c'è molto di più. I due film, mutatis mutandis, condividono un impianto concettuale, ed un soggetto, molto simili: il riscatto morale di persone umili e sbandate che vincono la loro codardia e scelgono la morte per per non tradire la Patria. Per il film di Monicelli, Luciano Vincenzoni si ispirò dichiaratamente al racconto "Due Amici" di Guy De Maupassant. Per l'opera in oggetto, Indro Montanelli si rifece alla sua esperienza nel carcere di San Vittore dove conobbe un certo Giovanni Bertoni (Emanuele Bardone nella pellicola) che fu poi fucilato a Fossoli nel 1944. Nulla comunque esclude che l'ineffabile giornalista, soprattutto per la conclusione della vicenda, non si sia anch'egli riferito allo stesso brano dello scrittore francese. La pellicola vanta un impianto molto solido, una regia robusta anche se alcuni snodi narrativi sono claudicanti (in particolare l'uccisione per errore del vero generale Della Rovere è improvvisata e raccogliticcia), una ottima fotografia per la maggior parte del film, nonostante qualche piccola caduta di stile negli esterni. Non sono mai stato un grande estimatore di Vittorio De Sica, che però qui fornisce una prova molto convincente, dato il personaggio che gli è stato cucito addosso, truffatore incallito, tronfio, affettato, retorico, viscido, tutte sfumature che il Nostro non deve essersi spremuto più di tanto per rappresentare, dato che facevano già parte della sua tavolozza. Il resto del cast è all'altezza della situazione, con una nota di merito particolare per Hannes Messemer, che si ritaglia il ruolo di un ufficiale nazista molto sfaccettato e pieno di contraddizioni.
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