Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Dopo il pessimismo lacerante di "Germania anno zero"(1948) Rossellini ritorna sui luoghi devastati della guerra,ma se nel periodo neorealistico poneva l'accento sulla disastrata parentesi sociale della Roma (e non) in piena guerra,qui si esaltano i contenuti umani dell "homo italicus",dunque un affresco su vizi,bassezze,e virtu' del nostro popolo."Il generale Della Rovere" si annovera tra quelle pellicole che avviarono il dorato filone della "commedia all'italiana" (qui c'è pero' ben poco di comico e molto di tragico),l'assonanza con i temi trattati da Monicelli o Risi non è nell'ironia ma nell' amarezza e i toni da tragedia greca,quindi la verosimiglianza con il film "LA GRANDE GUERRA" (con cui condivide la vittoria ex aequo al Festival di Venezia) è data non dalla struttura generale (nonostante l'ambientazione sia simile seppur in periodi diversi) ma dal finale tragico di uomini che hanno "speso" male la vita "guadagnando" bene la morte.
Rossellini snoda una vicenda amara (con punte grottesche) ambientata in un imprecisata cittadina del nord'Italia esaltata da un eccellente fotografia in bianco e nero, qui vediamo un uomo:Emanuele Bardone alias colonello-ing.Grimaldi,un truffaldino che campa sulle sventure altrui (s)vendendo patacche,quest'uomo promette alle famiglie dei prigionieri di guerra eventuali liberazioni dei propri cari in cambio di denaro che poi sperpera al gioco.Per facilitare lo squallido meccanismo Bardone si finge intermediario con la complicita'
di un suo (falso) amico che è un gerarca nazista.
Il personaggio centrale è "tutto" questo: un uomo volgare e meschino stagliato da Rossellini con maestria nel contesto visivo (e filmico) consono al desolante animo del protagonista,servendosi anche di documenti di repertorio le immagini acquisiscono un impianto realistico imponente.La prima parte è dedicata alla cura di un ambiente lacerato dalla guerra sublimato dalla psicologia dei personaggi centrali (interpretati maestosamente da De Sica e Messemer) .Il ritratto emergente è quello dell'italiano che "tiracchia" a campare che poi rivedremo in altre pellicole con fondi piu' ironici e leggeri.Qui la prima parte è un ritratto pietoso di un uomo qualunque,la seconda assume invece dei toni didascalici che toccano vette di puro "neorealismo":Bardone dopo essere stato smascherato dalla moglie di un prigioniero riesce ad evitare una dura condanna scendendo ad un meschino compromesso: diventa una sorta di "spia" al soldo dei nazisti al fine di smascherare eventuali sovversivi all'interno del carcere,"assume" cosi' l'identita' di un generale della resistenza:tale Della Rovere erroneamente assassinato da un commando tedesco.Il momento topico del film è proprio questo:l'ingresso di Bardone-Della Rovere all'interno di S.Vittore,qui la fotografia e i toni si fanno cupi esaltandone la drammaticita' della situazione,assumendo le sembianze del capo-partigiano Bardone si (ri)appropria di un umanita' che sembrava non appartenergli,avviandosi ad un percorso di umana ed eroica redenzione;la vicinanza con i partigiani condannati a morte che lo trattano con riverenza smuove la coscienza di un uomo sempre dall'altra parte della barricata. Assistiamo a un susseguirsi di connivenze umane e tragiche dove Bardone si ritrova coinvolto, ribellandosi allo sporco meccanismo delatorio perpetratogli dai nazisti, riappropriandosi' cosi' di un eroica dignita' ed avviandosi alla fine.....
Una vicenda epistolare resa da Rossellini pura accademia da "postneorealismo",tratto dall'omonimo libro di Indro Montanelli,uomo arguto che conosceva benissimo vizi e virtu' italiche avendole vissute in prima persona nei drammi della guerra,questo capolavoro è il perfetto ritratto dell'italiano,un documento struggente da divulgare all'estero,dove agli occhi di tutti veniamo "stereotipati" come cialtroni,in parte è verita',ma film cosi' (o "La grande guerra") mostrano un altro lato di noi,quello del (gran) cuore e delle virtu' che rompono qualunque barriera ideologica,umana e sociologica....e tutto cio' non è solo semplice campanilismo.....
Regia magnifica ed epistolare,costruisce un opera tragica che vive nelle sembianze di un uomo comune che diventa eroe,un film ingiustamente poco ricordato che merita una rivalutazione per la grandezza e le emozioni che trasmette......GRANDIOSO.
Una prova maestosa,(forse) la migliore della sua carriera,con classe e malinconia il grande Vittorio ci offre il ritratto di un uomo affabulatore e meschino che il contatto con il cuore e la sofferenza trasformano in eroe......MAGNIFICO.
Alla pari di De Sica offre una prova maiuscola e calibrata,quella di un ufficiale nazista dal volto umano,che nel finale dimostra pero' un certo cinismo.....OTTIMO.
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