Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Questa è la favola di una viltà camuffata da eroismo, che, un giorno, viene posta a confronto con la tragica magnificenza del dolore e la sublime forza del sacrificio. La pecora decide allora di recitare sul serio la parte del leone, indossando il regale manto del coraggio e trasformando il suo belato in un solenne ruggito. Per il mediocre Emanuele Bardone, la veste del Generale Della Rovere è, in principio, solo un costume di scena, non diverso dall'abito di uomo perbene sotto cui è solito nascondere le sue meschinità. Improvvisamente, quel costume diviene, però, un'onorevole divisa, che finisce addirittura per macchiarsi del sangue del martirio. La metamorfosi è presentata come un calvario, come una travagliata gestazione, in cui la coscienza viene messa ripetutamente a dura prova. La svolta finale non è, tuttavia, una scelta di espiazione, perché all'iniziale vergogna e senso di colpa subentra, infine, un'autentica spinta ideale, un vero impeto di passione per la Patria, la giustizia e la libertà, che nasce come una forma di amore, sostenuta dall'orgoglio di appartenere ad un popolo capace di lottare con tanta abnegazione. Di ciò fa parte anche il desiderio di mantenere viva, nei commilitoni e nei familiari del vero generale, l'illusione della sua sopravvivenza e di un suo ruolo glorioso nella Resistenza, coprendo, allo stesso tempo, l'infame traccia del proprio squallido tradimento. Il Bardone venale mercenario e futile avventuriero d'un tratto si scopre in debito di compassione e di generosità; e la menzogna, che è sempre stata la copertura del suo malaffare, diventa infine la necessaria finzione di una nobile e splendente verità da consegnare nelle mani della Storia. "Il Generale della Rovere" è il racconto di una irripetibile avventura, che, pur essendo drammaticamente avviluppata nella giungla delle miserie e delle sofferenze umane, ha il carattere straordinario, e quasi prodigioso, di un'inaspettata ascesa verso il cielo.
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