Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Non vado matto per Rossellini, ma questo è un capolavoro: come se, a distanza di più di dieci anni, i temi neorealisti avessero avuto il tempo di decantarsi e affinarsi. Qui non c’è più l’epopea resistenziale di Roma città aperta e Paisà, ma la singola vicenda di un individuo vigliacco e opportunista che, come il Sordi di Tutti a casa, alla fine riacquista la sua coscienza morale e può essere assunto a emblema di un’intera nazione che si è persa e si è ritrovata. Tutta la prima parte mostra la sua progressiva degradazione: sfrutta i parenti dei deportati millantando conoscenze negli ambienti militari tedeschi, vende un gioiello falso a una sua ex e poi butta i soldi al tavolo da gioco (elemento dolorosamente autobiografico per De Sica). Quando l’arresto sembra fargli toccare il fondo, proprio da lì inizia il suo riscatto: scelto per impersonare il personaggio del titolo (un alto ufficiale badogliano rimasto ucciso mentre stava per prendere contatto con la Resistenza) allo scopo di ottenere informazioni da altri prigionieri, comincia pian piano a entrare nel ruolo (complici la devozione che i carcerati gli mostrano e le lettere della vera moglie del generale che gli arrivano) e a sperimentare le sofferenze di tutti. Nell’ultima scena, pur avendo scoperto l’uomo che gli era stato chiesto di individuare, si rifiuta di denunciarlo e si avvia alla fucilazione, non senza prima aver scritto un biglietto di addio per la “moglie” e aver esortato i compagni alla fede nell’Italia. Indro Montanelli, autore del libro, criticò il film per due motivi: 1) idealizzava troppo la conversione del personaggio, mostrandolo alla fine come un convinto seguace della Resistenza, mentre si trattava solo di un uomo che “è morto meglio, molto meglio di quanto era vissuto”; 2) De Sica era adatto a impersonare la figura del truffatore, ma non quella del generale. Piccola domanda conclusiva: Kurosawa accusò (giustamente) di plagio Leone per avergli copiato La sfida dei samurai in Per un pugno di dollari, ma qualcuno ha mai notato che Kagemusha racconta la stessa storia di questo film? un furfantello di mezza tacca, assoldato per prendere il posto di un eroe, si immedesima nel ruolo fino alla morte...
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