Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film
Gli anni del fascismo. Il satiro nostalgico, sia del regime che delle avventurette sessuali avute in gioventù. La sfilza di donne conquistate più o meno brutalmente. Una serie di dialoghi di impressionante vacuità, fra i quali spiccano - per i contenuti - i gemiti e gli incitamenti sessuali che i partner si rivolgono vicendevolmente. Un machismo dominante, una misoginia radicata. Non è Tinto Brass solo per un dettaglio (vabbè, escludiamo le musiche qui realizzate da un certo Cluster, non meglio identificabile, quasi dignitose) - e ovviamente parliamo della fotografia. Le luci, le inquadrature, la composizione della scena: in Massaccesi/D'Amato c'è ancora qualche traccia di cinema, mentre in Brass tutti questi dettagli scompaiono dalla lista delle cose da fare una volta arrivati sul set. Ma la sequenza ininterrotta di accoppiamenti carnali è la medesima, di una brutalità impietosa e priva di necessità logica; d'altronde la trama è tanto blanda che sarebbe difficile immaginare di riuscire a riempire un'ora e mezza di pellicola in maniera diversa. Tris di donne con discreta esperienza nel cinema erotico: Laura Gemser (Emmanuelle), Dagmar Lassander (che ha lavorato con Laurenti, Brescia, Sergio Martino) e Lilli Carati (nessun bisogno di presentazioni). Buona notizia per gli amanti del cunnilinguus: in questo film vi è un'alta frequenza di scene in cui lo si pratica; infine, tanto per chiarire, semmai vi fosse balenato il dubbio: no, Il piacere di D'Annunzio non c'entra proprio nulla, anche perchè il soggetto è stato scritto da - rullo di tamburi - Homerus Zweitag (pseudonimo del giornalista Franco Valobra) e Claudio Fragasso. 1/10.
Siamo in pieno fascismo. Un uomo riascolta la voce dell'amata sul grammofono e ripensa alle passate disavventure amorose/sessuali...
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