Regia di Ralph Bakshi vedi scheda film
Fritz Da Cat è un'opera di rottura. Dire che critica la società americana è un eufemismo, in quanto il primo lavoro di Ralph Bakshi descrive tramite caricature tutto il disagio americano dell'epoca, fotografandone i conflitti sociali e razziali, quelli tra crimine e forze dell'ordine, quelli tra una realtà prescritta ed una giovanile.
Fritz Da Cat è la messinscena di un delirio sociale: gli anni del Sessantotto negli Stati Uniti d'America. È il primo film occidentale con target +18. Viene spesso descritto come "il primo film d'animazione adulto della storia" siccome la vena satirica con cui Ralph Bakshi impregna la sceneggiatura si presenta davvero ai limiti della decenza. Per questo motivo, anche grazie ad animazioni esplicite e sanguinolente, l'opera prima del regista israeliano delinea la new wave dell'animazione americana, demolendo i muri del perbenismo che costituivano fino ad allora quasi tutti gli intrecci delle opere d'animazione occidentale e introducendo humor nero, pornografia, prostituzione, uso di droghe e violenza efferata all'interno dei cartoni animati (quindi non solo dei lavori cinematografici).
Tratto da un fumetto underground di Robert Crumb, Fritz Da Cat narra le disavventure di un gatto perdigiorno che bazzica per le vie di New York. Il protagonista ripudia qualsiasi forma di collocazione e di condotta accettabili dalla società in cui vive, un'America senza più valori sull'orlo dell'apocalisse. Il Bronx messo in scena è un covo di sbandati tossicodipendenti, prostitute, approfittatori e barboni, in cui non si contano i tanti bar frequentati da afroamericani (corvi), che alimentati dall'alcol e da un odio viscerale verso i bianchi vivono alla giornata. I poliziotti (maiali), rozzi, pervertiti, stupidi, violenti, vagano per il quartiere in cerca di prede facili da poter pestare a morte o peggio. Come si può notare fin da subito, gli animali antropomorfi non sono stati scelti a caso per realizzare i vari personaggi del film.
In tutto questo caos, Fritz è quasi un personaggio positivo: aperto di mente, vittima di una pulsione sfrenata verso il sesso, amante delle droghe, pieno di sé, intelligente, abile nel raggiro e a fuggire dalla polizia. Un perfetto dandy anni Sessanta, che ascolta i Velvet Underground fumando erba e che rimorchia giovani ragazze intellettuali parlando di filosofia e di quanto il suo sia un animo profondo e timorato.
Dopo essere stato convinto da un'affascinante faina a fuggire con lei dal microcosmo "newyorkese", Fritz si muove alla volta di Los Angeles. Durante il viaggio, i due si separano e Fritz rimane a piedi nel bel mezzo del deserto dell'Arizona. Dopo poco tempo, il protagonista incotra un coniglio neo-nazista eroinomane che lo sente sproloquiare su intenti rivoluzionari, ribellione di massa e sovversione del potere. Colpito dall'animo acceso del ragazzo, il coniglio gli fa cenno di montare in sella con lui sul suo chopper. Fritz accetta l'offerta. In breve capisce che è finito in un brutto giro, una banda di terroristi di ultima categoria; dei pazzi di una violenza feroce e disumana. Il protagonista, tuttavia, non riconosce la società con cui è costretto a fare i conti ogni giorno, quindi si prende a carico il dovere di far saltare in aria una fabbrica con un ordigno esplosivo. I suoi "compagni", una volta accesa la miccia, lasciano che Fritz esploda assieme allo stabilimento. Il finale del film vede infine il protagonista sul letto d'ospedale che viene consolato dalle ragazze con cui amava tanto spassarsela a New York, facendo capire che infondo niente nella vita gratifica come il sesso, tantomeno dei qualsiasi ideali.
Tecnicamente, il lungometraggio ha tutti i difetti di una produzione indipendente dal budget medio-basso. Sia fondali che personaggi sono poveri di dettagli e il key-frame di molte scene è piuttosto approssimativo. Nota positiva per la fotografia, che si presenta suggestiva e cromaticamente ricca, sfumata, soprattutto nelle sequenze più "allucinogene". La colonna sonora, che varia dal rock psichedelico al bebop fino al funk, al country, allo smooth jazz è fondamentale per creare le atmosfere decadenti e fumose dell'opera.
Fritz Da Cat è un'opera di rottura. Dire che critica la società americana è un eufemismo, in quanto il primo lavoro con Ralph Bakshi alla sceneggiatura e alla regia descrive, tramite caricature, tutto il disagio americano dell'epoca, fotografandone i conflitti sociali e razziali, quelli tra crimine e forze dell'ordine, quelli tra una realtà prescritta, ordinaria ed una giovanile, anticonformista, senza pudore né alcun rispetto verso sé o gli altri. Si vive il precariato umano fumandoci o bevendoci sopra. Chi ostenta viene rapinato o messo a nudo, marchiato a vita da una follia dilagante che opprime senza lasciare libero alcun buco per respirare. Chi vuol far sentire la propria voce viene pestato o ucciso, messo a tacere per sempre. Chi fugge rientra sempre, in qualche modo, nel circuito marcio della malavita, poiché il suo seme quando sedimentato nei comportamenti germoglia e attira solamente immoralità, disonestà, corruzione, depravazione. La società-cancro di Fritz Da Cat è una macchina infernale da cui è impossibile uscire. È nitido, dunque, il fatto che nella visione del mondo di Crumb e Bakshi vi sia molta poca speranza e che il genere umano sia visto come una razza animale fallita, come lo sono tra l'altro tutte quelle presenti nel lungometraggio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta