Regia di Ralph Bakshi vedi scheda film
Conosciuto come uno dei pochi film d'animazione vietato ai minori di 18 anni, Fritz il gatto è però un film non volto a generare unicamente scandalo collettivo, con erotismo e violenza, ma una satira della società anni 60. Nonostante le polemiche il film grazie a numerose sequenze godibili e alla maestria di Ralph Bakshi viene molto apprezzato ed ha un grosso successo commerciale, soprattutto negli Stati Uniti, mentre qui, causa l'orrendo doppiaggio, passa dimenticato.
Per simbologia e tecnica Fritz il gatto osa ciò che pochi altri film d'animazione in quel periodo ebbero il coraggio di fare. La trovata di mostrare l'intera popolazione newyorkese sotto forma di animali non è una semplice scopiazzatura dalla Disney, ma un metodo originale e pensato per ogni tipologia di personaggio, criminale, drogato o poliziotto (i corvi che proprio per il loro colore sono gli uomini di colore, poliziotti maiali che oltre ad avere una dose di perversione, sono superbi e desiderosi di potere come i maiali de "La Fattoria degli Animali"). Riesce, inoltre, come pochi ben altri riescono, a mostrare le bruttezze del picchiare una donna o la morte (quella del corvo è ancora oggi particolarmente dirompente). Se a prima vista il disegno può sembrare impreciso, è invece frutto di un duro lavoro per realizzare gli sfondi con degli acquerelli e un'arte di stampo espressionistico ben curata. Questa tecnica di disegno riesce a mostrare un ritratto di una periferia urbana degradata da droga-party, orge e linguaggio scurrile di un realismo unico.
C'è da dire che spesso si dilunga troppo nel mostrare alcune scene sessuali o oniriche, rendendolo magari troppo ampolloso e volto all'oscenità. Alcuni episodi (perchè più che una trama, è una carrellata di avventure del protagonista) sono poco divertenti e puntano più a rendersi apertamente anti-disneyani anziché continuare sulla riga del sarcasmo critico. In particolare durante questi ultimi si assiste anche ad una minor cura per i personaggi secondari, meno dettagliati e caratterizzati, che servono solo a rendere la scena maggiormente turpe.
Il film che inaugura la stagione adulta dei cartoon è ottimo, farcito da una tecnica alternativa e gradita e con metafore eccellenti. Peccato che qualche episodio stoni un po' con l'aria che si respira in tutta la pellicola e sia veramente (troppo) fuori gli schemi. Da godere in lingua originale per lo slang americano che fa immedesimare ancor di più lo spettatore in questo lungometraggio, emblema della cultura underground.
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