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Morire a Roma - La vita in gioco

Regia di Gianfranco Mingozzi vedi scheda film

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La recensione su Morire a Roma - La vita in gioco

di mm40
3 stelle

Un regista in crisi, sua moglie e un amico che la corteggia; al gruppo di personaggi irrisolti si aggiunge un uomo maturo, innamorato dell'amico. Finale tragico.

 

Dimostrazione autoriale non molto riuscita per Gianfranco Mingozzi, già a lungo documentarista e già assistente di Fellini per La dolce vita (1960) e 8 1/2 (1963); il regista emiliano tenta con questo Morire a Roma, anche noto con il titolo alternativo di La vita in gioco, di ritrarre le inquietudini di un ambiente medioborghese benestante, riuscendo però a tutti gli effetti a inquadrare solo un manipolo di personaggi irrisolti e confusi nella loro disperata quotidianità. La sceneggiatura che Mingozzi firma insieme a Tommaso Chiaretti e a Lucia Drudi offre un focus psicologico non particolarmente approfondito a cui vanno a sommarsi dei dialoghi di scarsa efficacia, per dar vita a una pellicola ben poco incisiva. Più forma che contenuti, e non si sta parlando di un film esteticamente eccellente; ma sufficientemente aggraziato sì, con la complicità di Luciano Tovoli (fotografia) e Nicola Piovani (colonna sonora). Fra gli elementi del cast si possono ricordare: Mimsy Farmer, William Berger, Giulio Brogi, Enrico Osterman e Paolo Turco; presentato a Cannes, avrà comunque problemi di distribuzione in Italia. Per Mingozzi si tratta del terzo lungometraggio a soggetto per il grande schermo; due anni più tardi licenzierà Flavia la monaca musulmana: un passo indietro. 3,5/10.

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