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Gazzosa alla menta

Regia di Diane Kurys vedi scheda film

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La recensione su Gazzosa alla menta

di hupp2000
7 stelle

Vita quotidiana e vicissitudini di due sorelle in un liceo parigino nel 1963. Film autobiografico e prima regia di Diane Kurys. "Cult" per i Francesi. Un po' datato, ma non privo di humour e prezioso per le annotazioni storiche e sociologiche.

Un anno dopo “L’argent de poche” di François Truffaut, forse il più grande film mai realizzato sul tema dell’infanzia e della pubertà, Diane Kurys affronta più o meno lo stesso tema per il suo primo lungometraggio, il cui contenuto è esplicitamente autobiografico. L’accostamento finisce ovviamente qui. Entrambe le pellicole si svolgono nell’arco di un anno scolastico, ma la prima è ambientata nell’epoca della sua realizzazione, mentre l’altra è la ricostruzione di avvenimenti risalenti a quindici anni prima. Qui non siamo in presenza di una folta schiera di giovanissimi attori, dal neonato ai quindicenni giunti al primo bacio, bensì di fronte a due protagoniste, due sorelle di 13 e 15 anni, al primo e terzo anno di liceo, figlie di una coppia separata, alle prese con le tempeste emotive, le esperienze, le scoperte e le speranze tipiche di quelle età. Niente di sconvolgente, ma il tutto viene narrato con eleganza e una buona dose di umorismo. Il film finisce nondimeno con l’essere più interessante per il suo contesto storico e il suo sguardo sociologico che per le vicende raccontate. Gustoso e preciso nell’evocare di striscio la morte di Edith Piaf, l’assassinio di John F. Kennedy, gli echi della guerra d’Algeria e altri eventi di quei mesi (tra i quali non mi è sfuggita, nella fulminea inquadratura dell’ingresso di una sala cinematografica, la locandina del film “Le fanfaron”, vale a dire “Il sorpasso” di Dino Risi), diventa addirittura prezioso quando si sofferma con occhio quasi entomologico sulle abitudini e i costumi dei giovanissimi di quel periodo. Si pensi ad esempio all’impatto che ebbe in quel preciso anno (anche in Italia) la comparsa dei “collants” in sostituzione delle classiche calze con giarrettiera e reggicalze, lingerie riservata alle adulte, che costringeva le ragazze a indossare antiestetici calzini bianchi fino alla fine dell’adolescenza! Nessuno beve alcolici (il titolo del film la dice tutta), se qualche quindicenne o sedicenne fuma una sigaretta, è un gesto trasgressivo. Di sesso, poi, si parla ad ogni pié sospinto, ma senza cognizione di causa. Esilarante la scena in cui la più acerba delle sorelle annuncia alle sue amiche di essere stata a letto con un ragazzo. Di fronte all’incredulità del suo uditorio, entra nei particolari:

 

-       Ci siamo baciati.

-       Con la bocca aperta?

-       Certo!

-       Che schifo!

-       Poi mi ha fatto spogliare…

-       E tu lo hai fatto?

-       Certo. Poi mi ha detto di distendermi sul letto.

-       E lui?

-       Si è messo a leggere uno “Spirou” (fumetto dell’epoca). Visto? Sono andata a letto con un ragazzo.

 

In un’altra scena, la stessa ragazzina parla con una compagna di erezione:

 

-       Per poter fare l’amore, il pene si allunga, si allunga molto.

-       Di quanto?

-       Non so… circa due metri!

 

Questo è il livello di ingenuità. Oggi è scomparsa, ma non ne provo alcuna nostalgia.

Universale, al contrario, è il divario che separa le alunne del liceo dal mondo degli adulti. E’ l’età in cui i genitori appaiono ottusi e completamente miopi di fronte alla perpetua mutazione dei tempi, alle inedite aspirazioni dei figli, mentre gli insegnanti e l’intera compagine scolastica rappresentano un potere tronfio e tutto da irridere. Il futuro, bello o brutto che sia, apparterrà comunque e sempre agli ultimi arrivati.

 

Inutile dire che la colonna sonora contribuisce autorevolmente all’immersione nell’atmosfera di un’epoca. Nella festa pomeridiana a casa di un’amica, i balli lenti che contano sono doverosamente affidati agli “Shadows” e a uno dei brani più melensi di Salvatore Adamo, grande esperto del genere (“Tombe la neige”, per i piuttosto rari “adamofili”).

 

Con tre milioni di entrate nelle sale francesi nel 1977, il primo film di Diane Kurys continua ad essere il suo maggior successo, anche se in seguito la regista non ha demeritato. A partire dal 1981, verrà trasmesso da tutte le principali reti televisive francesi, per essere addirittura riproposto in sala nel 2017.

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