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Prima ti perdono... poi t'ammazzo

Regia di Ignacio F. Iquino vedi scheda film

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La recensione su Prima ti perdono... poi t'ammazzo

di giurista81
4 stelle

Pellicola erroneamente attribuita a Ignacio F. Iquino che invece si limita a produrla, al fianco di Luciano Martino, imponendo alla regia un regista spagnolo. Per tale via debutta nel western, e con un certo piglio, Juan Bosch, tanto che Luciano Martino gli produrrà altre cinque pellicole. La storia è trita e ritrita, assai debitrice del copiatissimo Il Cavaliere della Valle Solitaria. Un celebre pistolero è costretto dalle circostanze a ritornare a disseppellire la pistola per proteggere la famiglia e dimostrare al figlio, che lo crede un codardo, di che pasta è fatto. Protagonista è un grantico Richard Harrison, nei panni di un capostazione di diligenze. Al centro dell'intreccio c'è il tentativo, da parte di un gruppo di manigoldi capitanati da Fernando Sancho, di impedire l'arrivo in città di un testimone chiamato a rispondere su uno stupro e un duplice omicidio perpetrato da un trio guidato dal personaggio interpretato da Bruno Corazzari. Imprigionati all'interno della stazione di servizio da Sancho, gli occupanti della diligenza vengono sottoposti a un terzo grado finalizzato all'individuazione del testimone atteso dalla sceriffo. Purtroppo la sceneggiatura, pur cercando di caratterizzare i personaggi, non riesce a colpire a dovere lo spettatore, anche a causa di dialoghi non sempre ben registrati. Ci sono delle incomprensibili incongruenze, con prigionieri autorizzati a tenere le armi e altri che fuggono sotto gli occhi dei carcerieri senza che questi se ne rendano conto. Allo stesso modo un individuo viene infilato in carcere senza esser disarmato, ma quando passerà l'arma a Corazzari quest'ultimo ne toglierà i proiettili dicendo di aver scherzato pur avendo indotto il secondino ad aprirgli la cella. Il giudice, informato sul fatto, non contesterà alcuna accusa all'uomo, limitandosi a  condannare colui che gli ha passato la pistola!?

Da segnalare l'esistenza di una sottotrama gialla, legata al furto di una serie di dollari dal luogo del delitto, che però non viene approfondita a dovere.

Per fortuna Sancho tiene viva l'attenzione e permette al film di lasciarsi vedere. Si muove col suo solito atteggiamento gradasso e volgare, all'apparenza simpatico, ma perderà presto la pazienza, praticando la tortura, a uno a uno, a danno dei presenti. Vestito in modo becero, sfoggia sulla giacca tre medaglie, ognuna per una dozzina di uomini uccisi dalla sua pistola. E', ovviamente, un codardo e prende a infastidire la moglie del protagonista, la rossa Erika Blanc che lo respinge. 

Lo sceriffo intanto si trova costretto a liberare i tre incarcerati, poiché il testimone non arriva al processo. Intanto alla stazione di servizio un vecchio pistolero, anch'egli prigioniero dei manigoldi, riconosce la vera identità del personaggio interpretato da Harrison e cerca di indurlo all'azione. Il "nostro" dapprima nega, ma la sua fama è tale da non potersi sottrarre al proprio destino. Bosch introduce un gustoso flashback in bianco e nero risalente a otto anni prima dei fatti narrati. Si scopre così il motivo per cui il pistolero si è ritirato dalla professione. Ha infatti subito una ferita al polso destro che gli impedisce di poter impugnare una pistola. Il nostro però, in tutti quegli anni, si è esercitato con la sinistra e, supportato dal vecchio pistolero (il bravo Gustavo Re), riesce a sbaragliare l'intera banda di Sancho per poi incontrarsi, per l'ultima volta, col pistolero che lo ha menomato, ovvero l'appena rilasciato dal carcere interpretato da Bruno Corazzari.

Insomma, niente di straordinario ma ben diretto e sorretto da un Sancho in grande forma. Prima ti Perdono... poi t'Ammazzo è un western povero, affetto da incongruenze e quasi tutto ambientato in interni corredati da scenografie sciatte e fotografati in modo mediocre. Le location esterne, a parte quelle del finale che scimmiottano i canyon americani, sono decisamente bruttine. La colonna sonora, più che sufficiente, è di riciclo. Nonostante questo la pellicola ha il ritmo e i tempi giusti, denotando una spiccata attitudine di Bosch al genere. 

Corazzari non convince nei panni di uno dei due antagonisti, non a caso regredirà sempre più in ruoli da caratterista. Bene invece alcuni attori di supporto, in buona parte spagnoli. Alla fine è una visione piacevole per gli amanti dello spaghetti western. Certo, siamo in serie c.

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