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Il gaucho

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su Il gaucho

di Baliverna
8 stelle

Per molti versi è una commedia, ma è amara, e si ride assai poco. La prima parte è un piccolo ciclone di personaggi, scene affollate, continui spostamenti e cambi di scenario. Io l'ho trovata forse un po' superficiale, ma comunque riuscita. La seconda parte, con alcuni dialoghi tra i personaggi di Gassmann e Nazzari, ma soprattutto con i duetti tra il primo e Manfredi, il film prende più spessore e si fa più riflessivo e attento ai personaggi. La sequenza che mi è piaciuta di più è appunto l'incontro tra Gassmann e Manfredi, dove la coppia di attori rivelano tutto il loro talento. Nessuno dei due vuole far capire di essere un fallito, ma lo sono tutti e due, anche se in modo un po' diverso. Il modo in cui la verità affiora gradualmente tra i due, mentre le bugie e le finzioni cadono una dopo l'altra, mi è piaciuto molto. Gassmann interpreta bene un personaggio non lontano da quello de "Il sorpasso", cioè il fanfarone, bugiardo, imbroglione, ipocrita, anche se non cattivo nel senso più stretto; in fin dei conti è un poveretto che fa quasi pena nei suoi sforzi di sembrare un uomo di successo. Ho trovato efficaci e in qualche modo divertenti anche i passi in cui Gassmann cerca invano di farsi prestare soldi da chi ne ha molti, mentre non lo capiscono o fingono di non capire.
Hanno tratti interessanti anche i personaggi dell'industriale (Nazzari), quell'altro riccone che ride sempre, e alcuni personaggi femminili. Qualcuna è una macchietta piuttosto cattiva verso la figura della diva (o pretesa tale) del cinema, qualche altra sono donne meglio definite, come la moglie dell'industriale.
Il quadro d'insieme è pessimista, ma io non parlerei di cattiveria compiaciuta, caso in cui il film non mi sarebbe piaciuto. La rosa di personaggi negativi o miseri è infatti accompagnata da una vena di malinconia e di amarezza, in qualche caso di compassione per i personaggi, elementi credo da attribuire più agli sceneggiatori (tra cui Ettore Scola) che a Dino Risi. Questi sentimenti mi rendono accettabile qualunque tipo di pessimismo.
La sigla (una finta canzone argentina scritta da italiani) è cantata in spagnolo dal versatile Neil Sedaka.

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