Regia di Dino Risi vedi scheda film
Visti i nomi che sfoggia tra regia e attori, era lecito attendersi il capolavoro. Purtroppo così non è, il film è imperfetto, presenta molte lungaggini inutili e non è quasi mai realmente brillante, al contrario per larghi tratti risulta noioso.
Perè sfoggia quello che, almeno nel momento in cui scrivo, reputo il miglior cameo che io abbia mai visto in un film.
Mi riferisco alla comparsata di Nino Manfredi, che impersona, in un modo che sarebbe persino riduttivo definire magistrale, un vinto consapevole, che si contrapporrà all'altro vinto del film (in quel caso inconsapevole) Gassman, a colpi di bravura.
Il rapporto qui narrato tra i due amici di vecchia data, fatto di sana nostalgia suscitata dai (pochi) ricordi piacevoli, di amarezza per aspettative giovanili poi andate deluse e soprattuto di reale affetto e solidarietà per l'appartenenza alla stessa categoria degli sconfitti, è una delle più belle pagine del cinema italiano di quel periodo, quindi di sempre.
Consigliato vivamente quindi di resistere nella visione, fino all'apparizione dello straordinario Manfredi, a cui giustamente Risi tributa omaggio, chiudendo la pellicola su di lui.
Il personaggio qui interpretato dal grande Gassman, pur avendo delle similitudini con quello interpretato nell'assai superiore pellicola "Il sorpasso", evidenzia un barlume di autoconsapevolezza della propria condizione sbandata, che si palesa dietro la solita maschera di chiassosa strafottenza.
Il fatto che il Gaucho sia cronologicamente successivo al Sorpasso, rende questa semi-invisibile venatura malinconica una sorta di percorso di crescita del personaggio stesso nonchè altra grande prova del compianto Gassman
Assai bravo, in un ruolo diverso dalla galleria classica dei personaggi da lui interpretati.
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