Regia di Enzo Milioni vedi scheda film
Insolito giallo (causa arma utilizzata dal killer) eccessivamente sospinto sul versante erotico.
Due sorelle austriache, Dagmar (Stefania D'Amario) e Ursula (Barbara Magnolfi), dopo la morte del padre sono in viaggio in Italia con destinazione una località marittima. Si fermano in un albergo di classe sulla riviera, nonostante Ursula dia segnali di malessere psicologico piuttosto insistenti. Nelle zone limitrofe inizia un'agghiacciante catena di delitti: vittime giovani donne, assassinate dopo un amplesso (etero o omo non importa) con un enorme fallo inserito a forza sino a provocarne lo sventramento. Mentre Dagmar simpatizza con il tossicodipendente Nardi (Marc Porel), il titolare dell'albergo è in rotta con la moglie, la quale frequenta un'amica intima, rinvenuta anch'essa cadavere...
Dopo la metà degli anni '70 il giallo all'italiana tentava (Argento per primo) altre vie: quelle del "paranormale" (con Suspiria o Sette note in nero) e quella erotica come nel caso trattato da Enzo Milioni, cineasta del quale questo titolo rappresenta l'esordio di una carriera limitata a tre regie; segue il micidiale Quello strano desiderio e conclude l'inguardabile Fuga dalla morte (aka Luna di sangue, inserito nel ciclo TV Lucio Fulci presenta). Qua gli va senz'altro riconosciuto il tentativo di rinnovare il giallo (come già detto la serie filo-argentiana era ormai al traguardo) mediante l'inserimento di puro erotismo, di fatto elemento predominante dell'intero girato. Pare (e gli improvvisi stacchi musicali lo rendono credibile) che del film sia stata approntata anche una versione con inserti hardcore.
La sorella di Ursula, da un punto di vista whodunit, è assai deboluccio tant'è che fin dalle prime sequenze ci viene messo sotto il naso chi sia il possessore dell'arma "fallica" e un esperto del giallo ci impiega i primi 10 minuti per arrivare a individuare l'assassino. Assassino che, tra l'altro, è portato a compiere delitti per una motivazione più implausibile del solito. È presente però un clima che provoca certo disagio, reso dalle suggestive sequenze che anticipano i delitti, con il primo piano sugli occhi allucinati dell'assassino. Vale dunque una visione, anche in virtù dell'interessante cast con menzione di merito per la protagonista Barbara Magnolfi, per "la sorella" interpretata da Stefania D'Amario (già infermiera di Menard in Zombi 2 e vittima sacrificale ne I ragazzi della Roma violenta) e per la telefonista di "Portobello", Antiniska Nemour, qui lanciata in una scena lesbo (partner Anna Zinnemann) ad alta gradazione erotica.
Citazione
"Hai identificato l'amore soltanto con il sesso, e io te ne darò tanto!"
(L'assassino mentre afferra il membro posticcio e si prepara ad uccidere)
Curiosità
Barbara Magnolfi (la ricorderete tutti: era quella che accoglieva Susy Banner/Jessica Harper in Suspiria, simulando il verso del serpente alludendo al nefasto indizio che i nomi inizianti per S portano in grembo, ovvero una personalità viscida) in questo film recita al fianco dello sventurato attore Marc Porel (1949-1983). Nella realtà i due erano convolati a giuste nozze il 26 ottobre 1977.
Il "modus operandi" del killer potrebbe essere derivato da una precedente e più nota commedia dal titolo La donna della domenica (Luigi Comencini, 1975).
Ad oggi una delle poche edizioni italiane del film risale ai tempi delle mitiche VHS Shendene, inserita nel ciclo Morbosità (serie a cura di Nocturno). Si tratta di una edizione decorosa, in formato panoramico 16:9. La durata complessiva di questa unica versione è pari a 1h30m50s.
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