Regia di Glen Morgan vedi scheda film
Sarà pure paranoico, ma il Willard di Crispin Glover è tenere e pieno di compassione. Tenerezza e bontà che non hanno nè la di lui madre, nè il suo capo R. Lee Ermey, stronzo quanto basta, nè tutti i personaggi di contorno. Dalla segretaria alla nuova amica Cathryn che nel momento di vero bisogno abbandona Willard. Insomma, i mostri sono altri e non di certo l’autistico e paranoico protagonista del remake dell’altrettanto famoso “Willard” del 1972. Girato con taglio ironico, con un linguaggio grottesco che deforma e incattivisce le forme estetiche fino a deriderle, il film di Glen Morgan (provetto remaker) piace e si lascia guardare. Il problema sta nel linguaggio. Adottando quello dello sberleffo grottesco, con personaggi fumettistici sopra le righe, ambientazioni e scene strutturate sul classico più che sull’originale, il film punta esclusivamente ad una deformazione, come tale è quella interiore del protagonista, della realtà circostante, etranea e stucchevole. Preferendovi invece una via minimalista e meno barocca il fllm avrebbe inquietato maggiormente. Tendere verso la rappresentazione nera e spietata della vicenda avrebbe reso quei topastri, quel Willard e quei suoi acerrimi nemici, delle vere e proprie maschere horror. Qui invece Glen Morgan edulcora tutto, anche se non per rendere il prodotto più commestibile, bensì per scelta autoriale. Una scelta che funziona, ma che fa rimpiangere la possibilità di vedere qualcosa di davvero perturbante, come sarebbe dovuto essere quel topone, Ben, ogni volta che veniva inquadrato. Chiaramente il film è più che buono sia per la storia, ormai celebre, del ragazzo complessato che trova amorevole corrispondenza più con i topi che con gli esseri umani, sia per le notevoli performance di Crispin Glover (il valore aggiunto del film, va detto) e di R. Lee Ermey che con “Willard” inaugura la sua nuova carriera horror che lo porterà da lì a breve a partecipare ai capitoli della saga della “motosega del Texas” così come di altre pellicole nere. Proveniente sempre dall’horror e dalla celebre caratterizzazione del sergente Hartman di “Full Metal Jacket”, R. Lee Ermey è uno dei migliori, se non il migliore, tra i caratteristi di oggi. Forse tutti se lo ricordano solo per il bastardo sergente kubrickiano e per lo sceriffo laido di “The Texas Chainsaw Massacre”, ma è stato pure il per-nulla-esemplare sindaco di “Mississippi Burning” in opposizione a Gene Hackman; è stato il militare nel remake ferrariano dell’horror di sempre “The Body Snatchers”; è stato il capitano di polizia di “Se7en” e ha partecipato pure a “Dead Man Walking” e in numerosi cartoon a cui ha prestato la sua inconfondibile voce. Stesso avviso per Crispin Glover, ex Martin McFly di “Ritorno al Futuro”, la cui interpretazione è piaciuta molto alla critica e al pubblico per intensità e disarmante morbosità. La storia infatti si presta bene a letture patologiche. Se non è la rappresentazione di una fellatio il giornale arrotolato di Willard che viene rosicchiato dai suoi topi con lui che li incita sensualmente “Rosicchiate! Rosicchiate!”...
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