Regia di Dario Argento vedi scheda film
Continuano i passi di Dario Argento nel territorio del giallo-horror (horror non per l'immaginario, ma per le atmosfere e le turbe che si trovano nel film). A differenza della pellicola d'esordio ("L'Uccello..."), i personaggi, che vogliono prendere una loro indipendenza rispetto ai precedenti "caratteri funzionali" del primo film, finiscono per essere invece meno credibili e più improvvisati. La funzionalità di Tony Musante in "L'Uccello..." rimane insuperata fino al David Hammings di "Profondo Rosso". Eppure nonostante questa carenza, sono comunque personaggi ben caratterizzati, soprattutto quel Karl Malden che, generosissimo, ci regala un grande personaggio da scuola americana: semplice carattere funzionale, ma al tempo stesso partecipe ed emotivo.
Bisogna però fare i conti con una trama che sembra essere più forte e strutturata rispetto alla pellicola precedente, ma che in realtà prende le sue cantonate qua e là. Il punto più basso si ha quando l'assassino senza motivo confessa a Karl Malden i suoi perchè, così semplicemente, che più telefonata di così la sceneggiatura non poteva essere. Per il resto mi pare che non sia una sceneggiatura tanto acquosa da buttarla via. In più è ben presente la grammatica argentiana, e se il film dovesse proprio venir messo in discussione, bisognerà salvare assolutamente due scene gustosissime: quella nel cimitero, dove Karl Malden per un attimo ci appare nell'ambiguità di vittima o di assassino; e la scena finale del killer che cade nell'ascensore e s'aggrappa masochisticamente ai fili metallici!
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