Regia di Dario Argento vedi scheda film
Rispetto all'esordio con L'uccello dalle piume di cristallo un passo indietro magari c'è stato ma davvero piccolo piccolo. Al contrario di Quattro mosche di velluto grigio, girato praticamente in contemporanea, in questo caso Argento non si discosta più di tanto dal film di debutto, continuando ad affidarsi a buoni interpreti (invece che a dei cani) e sviluppando intrecci quantomeno interessanti, anche se ne Il gatto a nove code i colpi di scena non abbondano più di tanto. Non è un film da maestro dell'horror ma semplicemente un buon giallo, credibile, schietto, dal finale buono ma un po' troppo affrettato; se i critici giudicano Quattro mosche di velluto grigio superiore a questo film sarò io che non ci capisco nulla, ma ribadisco che qui siamo una bella spanna sopra.
Argento toglierà poi tutti i dubbi col successivo (e ottimo) Profondo Rosso, naturale prosecuzione di un curioso interesse per la commistione fra giallo e psicanalisi con tocchi macabri mostrata ampiamente nella Trilogia degli animali.
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