Regia di Fernand Léger, Dudley Murphy vedi scheda film
Film sperimentale di pura avanguardia. Immagini sparse messe assieme e incentrate sulla figura dell'occhio e, quindi, sull'osservare; l'assenza di un filo logico è l'espediente usato per provocare e per rompere gli schemi del cinema classico. Leger crea un'opera che si rifà al cubismo e che fu respinta, o non riconosciuta, dalla maggior parte dei cineasti o artisti legati al movimento surrealista che la vedevano molto più vicina al movimento del dadaismo che in quell'anno aveva avuto il suo manifesto cinematografico nel film "Entr'acte" di Renè Clair (che è desisamente superiore a "Ballet mécanique"). Sicuramente possiamo dire che si avvicina al dadaismo in quanto in contrapposizione con il futurismo che vedeva nel progresso e nella tecnoligia la vera forza dell'uomo, in questo film c'è il rifiuto alla tecnologia che ne è il tema centrale; ciò è rappresentato dagli occhi della protagonista che prima osservano e poi si chiudono per manifestare disprezzo e orrore, preferendo l'odore di un albero e quindi della natura. Film non riuscitissimo ma comunque interessante.
Meno conosciuto di Leger, in futuro diventerà un apprezzato sceneggiatore.
La sua è più un'opera di montaggio, alterna immagini di macchine a quelle della donna (in particolare si concentra sui suoi occhi) oltre che alla mitica figura del "Charlot meccanico".
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta