Espandi menu
cerca
Gatti rossi in un labirinto di vetro

Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

undying

undying

Iscritto dal 10 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 129
  • Post 42
  • Recensioni 3014
  • Playlist 58
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gatti rossi in un labirinto di vetro

di undying
8 stelle

Il più argentiano dei gialli diretti, con mestiere e padronanza di genere, da Umberto Lenzi. Primo esemplare nostrano a trattare esplicitamente (e crudamente) di eye-violence.

 

locandina

Gatti rossi in un labirinto di vetro (1974): locandina

 

Un gruppo di turisti americani, in visita a Barcellona, è testimone di un efferato delitto: il primo di una serie che si sviluppa poi tra i componenti del viaggio. Le vittime sono donne ed ogni omicidio è caratterizzato dal fatto che ai cadaveri viene rimosso l'occhio sinistro, seguendo il rituale di un fatto di cronaca avvenuto l'anno precedente. Il commissario Tudela (Andrés Mejuto), a pochi giorni dal pensionamento, si ritrova a dovere dare un volto all'omicida, evidentemente uno dei turisti, sottoposti a fermo. Tutti gli indizi ruotano attorno all'imprenditore Mark Burton (John Richardson) che, vivendo una relazione extra coniugale con Paulette (Martin Brochard), si unisce casualmente alla comitiva mentre la moglie Alma (Marta May) sembra pedinarlo dopo aver preso alloggio in un prestigioso hotel. 

 

scena

Gatti rossi in un labirinto di vetro (1974): scena

 

"Anche il più folle degli assassini agisce secondo una logica. Magari distorta, malata..." (Commissario Tudela / Andrés Mejuto)

 

Martine Brochard

Gatti rossi in un labirinto di vetro (1974): Martine Brochard

 

Sono gli anni di massimo fermento per il giallo cinematografico italiano. Anni nei quali Dario Argento abbandona la titolazione zoonomica per passare al "canto del cigno" con l'epocale Profondo rosso. Ma ormai la sua trilogia ha dato origine ad un filone corposo e costituito da elementi di diversa qualità. Tra i migliori epigoni, una manciata di titoli diretti dal bravo Umberto Lenzi, Autore di tutto rispetto che -paradossalmente- aveva invece preceduto Dario Argento sui territori del giallo con una personalissima trilogia di sexy thriller interpretati da Carrol Baker (Così dolce così perversa, Orgasmo e Paranoia). Dopo gli interessanti -e più personali- Sette orchidee macchiate di rosso e Il coltello di ghiaccio, il cineasta toscano realizza il terzo giallo "argentiano", questo coinvolgente Gatti rossi in un labirinto di vetro, titolo che si immerge nelle atmosfere del filone ma con una sua originale struttura. Per prima cosa colloca lo svolgersi degli eventi in Spagna (di coproduzione infatti si tratta) e presenta le azioni del killer in pieno giorno, spesso in ambienti soleggiati e all'aperto. Inoltre -pur nel districare la matassa con un particolare rivelatore che molto deve ad analogo elemento "sfuggente" proposto ne L'uccello dalle piume di cristallo- Lenzi persegue una sceneggiatura (della quale è cointestatario) logica e verosimile, tradita unicamente da un titolo forzatamente imposto per apparentarlo alla corrente "giallo-zoonomica". Di gatti infatti non v'è certo ombra e pure il metaforico labirinto lo si va a definire di vetro in forza del trauma subito dal killer che prima d'essere colpevole è stato, a sua volta, vittima. La classe del regista toscano, in questo caso costretta da una produzione che impone di seguire un genere di successo, risalta comunque in più occasioni, supportata dalle graziose location e -soprattutto- dal magico (e malinconico) contributo musicale offerto dall'ispirato Bruno Nicolai, musicista di classe in grado di comporre uno score anch'esso in linea con lo stile di riferimento. Fatti salvi, quindi, gli evidenti rimandi al cinema di Argento  (oltre a quelli musicali, anche qui il protagonista solo alla fine "mette a fuoco" il particolare del pugnale nella mano sbagliata) Lenzi compone un giallo dalla solida struttura, resa particolarmente poderosa anche grazie al buon cast (ottima la Brochard, non di meno Richardson e gli altri caratteristi, con Daniele Vargas e il buon Fulvio Mingozzi a rendere di maggior percentuale italiana il prodotto). Da segnalare un paio di scene con delitto ad arma bianca particolarmente cruente per l'epoca e le impressionanti sequenze di eye-violence, con picchi di inquietante disgusto evocato dall'autoespulsione del bulbo oculare da parte dell'assassino: un momento talmente ben realizzato che ancora oggi suggerisce -anche ai meno impressionabili- di chiudere gli occhi per naturale senso di ribrezzo.

 

scena

Gatti rossi in un labirinto di vetro (1974): scena

 

Il film di Lenzi è stato distribuito in Dvd dalla Next (MHE) in una edizione 2.35:1 letterbox e con una scarsa definizione (colori spenti) nonostante l'evidente derivazione da un negativo originale. Chiudono questa edizione essenziale l'audio italiano sufficiente (ma non eccezionale) e un modestissimo extra di dieci minuti -a cura di Nocturno Cinema (Nel segno del giallo)- durante i quali vien fatto rivelare a Lenzi il finale  -oltre che di Gatti rossi- di Orgasmo, Il coltello di ghiaccio e Sette orchidee. Durata della versione: 1h28m17s. Stampato a tiratura limitata, il Dvd in questione è stato a lungo ricercato tra i collezionisti arrivando a prezzi piuttosto elevati, fino alla recente riedizione, targata Sinister film.

 

scena

Gatti rossi in un labirinto di vetro (1974): scena

 

Soundtrack  (Bruno Nicolai)

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati