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Tecnica di un amore

Regia di Brunello Rondi vedi scheda film

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La recensione su Tecnica di un amore

di mm40
3 stelle

Una coppia borghese in crisi ospita nella sua villa due giovani e avvenenti stranieri: una svedese e un greco. Inevitabilmente i coniugi cercheranno soddisfazioni materiali fra le braccia dei nuovi arrivati, ma così facendo la situazione verrà definitivamente sconvolta.

 

Melodramma borghese intellettuale, fasullo e stereotipato nei toni, nello svolgimento della storia, nella sua risoluzione, nella caratterizzazione dei personaggi: Tecnica di un amore merita il titolo gelido, meccanico, totalmente insipido che si ritrova. Le regie di Brunello Rondi - fratello del critico Gian Luigi e ripetutamente sceneggiatore per Fellini - sono piuttosto numerose, questa è l'ottava in una decina di anni, e altrettanto anonime; anche in questo caso il Nostro non offre una grande prova dietro la macchina da presa e soprattutto dimostra per l'ennesima volta di non avere alcun tocco magico, di non possedere granchè neppure sul piano della scrittura, che pure è quello che gli ha riservato maggiori soddisfazioni nella settima arte. Il copione da lui firmato insieme a Piero Regnoli (va detto: sceneggiatore disastroso dedito per lo più a pellicole pecorecce, soft porno e altri prodottini di serie Z) fa acqua da tutte le parti e risulta carente, in quanto estremamente superficiale, proprio in ciò che dovrebbe essere la sua prima componente: cioè nell'introspezione psicologica, nella ricerca dell'approfondimento di mentalità, atteggiamenti, interazioni fra i personaggi. Più sbadigli che altro. Il cast consta di pochi interpreti, tutti di discreta ma non eccellente fama: Silvano Tranquilli, Erna Schurer, Janet Agren e il semisconosciuto Norberto Botti rivestono il poker di ruoli centrali. Pochi mesi più tardi Rondi tornerà sul grande schermo con Ingrid sulla strada, ancora con la bellissima Agren e ancora un dramma irrisolto con vaghi spunti di critica sociale e un non indifferente tasso di morbosità. P.s. La locandina, evidente plagio nell'immagine e nella scelta dei caratteri di quella di Arancia meccanica (Stanley Kubrick, 1971), è totalmente fuorviante. 3,5/10.

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