Regia di Richard Brooks vedi scheda film
Metti i due attori più belli di Hollywood negli anni '50, metti un testo di Tennessee Williams di lucida e sempiterna attualità (la rivalità che si scatena in una famiglia, già di per sè disgregata, a seguito della malattia terminale del capostipite) e metti anche una regia sobria ma efficace nel trasmettere tutto il phatos della vicenda, e se ne ricaverà un film che ha travalicato la barriera tra l'essere una delle tante trasposizioni cinematografiche di un dramma teatrale ed entrare invece di diritto nel mito del cinema hollywoodiano di quegli anni. E proprio il puritanesimo di fine anni '50 smorzò non poco le asprezze del testo, a partire dall'omosessualità del protagonista che qui appare solo in controluce e mai esplicitata (sollevando, da par suo, amnche le rimostranze dello stesso Williams). Ciò non toglie nulla comunque alla vivacità di un film girato quasi praticamente per intero tra quattro mura, e questo grazie alla professionalità non solo di Liz Taylor e di Paul Newman ma anche e soprattutto all'ottimo Burl Ives a cui viene annunciata la fine prematura dei suoi giorni.
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