Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Eccessivo e sconnesso, il King Kong che Peter Jackson ha sognato fin da bambino di realizzare è un film in cui a mio modo di vedere le cose coabitano grandi pregi e enormi difetti a cominciare dalla durata: più di tre ore di running time che nelle parti superflue scatena sbadigli, fughe al bar, aperture delle pagine web, e sonnolenza accompagnata da flautolenza indotta proprio dal film.
La storia dello scimmione innamorato è risaputa e nel momento in cui ci si scrive sopra una sceneggiatura non si possono dribblare certi passaggi che sono già belli di per se e basta metterli bene in scena, la parte finale ad esempio l'ho trovata molto convincente nella New York anni trenta e la sequenza in teatro con Kong scatenato che agguanta tutte le bionde che gli capitano a tiro per poi scaraventarle via una volta resosi conto che non ha trovato ciò che sta cercando è una trovata eccellente che dimostra la passione di Peter Jackson per questa storia conclusa ottimamente in cima al grattcielo come nello storico primo film con Fay Wray, l'animazione computerizzata dello scimmione e il contorno con l'alba crescente mentre biplani colpiscono senza pietà è efficace e non scollega lo spettatore dalla fantasiosa realtà che il film racconta, se la versione del 1976 aveva goffamente ottimizzato le potenzialità degli effetti visisvi del tempo qui siamo di fronte alla perfezione assoluta della tecnica, delle scelte di regia e scrittura che sono indiscutibili soprattutto nella caratterizzazione di King Kong: rimane sempre un animale selvaggio ma esprime a tratti umorismo come nella scena del balletto di Ann sull'isola, rabbia, rassegnazione, amore e passione.
Il finale salva quindi ciò che c'è prima e vale la resistenza dello spettatore che fino a quel momento si è sorbito parecchi passaggi a vuoto, scelte di scrittura e del casting ignobili a partire dagli eroi che sono un giovane regista in erba alla Orson Wells, mi correggo, vagamente incentrato sulla figura di Orson Wells che vuol relizzare un film di avventura su di un isola misteriosa, il ruolo è affidato a Jack Black che è il più classico dei prendere o lasciare degli attori con il suo modo di smorfieggiare a manetta che a me personalmente stufa in un film di un'ora e mezza, figuriamoci in uno di tre ore, in più il suo personaggio fa male alla storia perchè in bilico fra il buffone e il disperato, alternanza che causa un contrasto umorale inappropriato alla pellicola tanto e come lo scrittore aspirante sceneggiatore interpretato da un pessimo Adrian Brody, assolutamente inadatto al ruolo di eroe suo malgrado, oltre tutto ha una pessima alchimia con la vera forza del film, una stupenda Naomi Watts che oltre ad essere deliziosa dimostra ancora una volta un talento fuori dal comune fin dalle prime battute, il suo personaggio cresce con il film che la costringe prima alla parte di una timida attrice strangolata dalla depressione e poi ad esprimere la classe di una attrice vera costretta a dialogare con il vuoto del blue screen, molto convincente nei primi piani dove i suoi occhi azzurri non si incrinano mai seppur circondati dalla paura e lo stupore verso le azioni di King Kong, tutto ciò è la prova lampante di quello che cerco di spiegare perchè la storia d'amore con un uomo in carne ed ossa è espressa peggio dagli attori rispetto a quella con un personaggio computerizzato, sono mal serviti anche da uno script che ne trascura lo sviluppo per lunghi tratti dando al tutto un bacio mortale.
E' questo il grosso punto debole dell'intera faccenda, una scrittura abbondante e vuota in molti tratti in cui si è messo ciò che non serviva affatto e trascurato ciò che poteva essere interessante, l'esempio più chiaro è tutta la lunga sequenza centrale piena di dinosauri e insetti giganti che girano intorno al cast in maniera così fasulla che Orfeo mi ha catturato senza pietà, un errore commesso ignobilmente da Lucas e ripetuto anche da Jackson e tutto ciò mi sorprende perchè lo reputo più intelligente di Lucas ma entrambi non hanno capito che il mostro di gommaputer che passa a un cm dall'attore è un effetto fasullo solo a pensarlo e quando è messo in pratica azzera l'emozione e scollega lo spettatore dalla storia che diventa un cartone animato venuto male, però una spiegazione di come abbiano trasportato Kong dagli scogli alla nave e come sia stato gestito il viaggio di ritorno lo avete scartato a priori cari i miei sceneggiatori, perchè era troppo complicato da spiegare in maniera credibile.
Il viaggio verso l'isola del teschio è looooooongo prrprprprprpffffff..... trooppo lungo anche quello e si cerca di sviluppare i personaggi con dialoghi inutili come i personaggi stessi, ad esempio al ragazzo e il marinaio di colore viene dedicato troppo spazio pur non avendo nessuna importanza se non quella decorativa, la suspance si sviluppa a zuccherini, poi giunti a destinazione Jackson si riabilita con indigeni sporchi e cattivi che riportano a orchi e folletti già visti in una storia sugli anelli, specialità della casa.
In definitiva King Kong è costato moltissimo e Peter Jackson puntava molto in alto quando lo realizzò, invece riepetto al "Signore degli anelli" rappresenta un passo indietro che non ha convinto più di tanto critica e pubblico, di conseguenza neanche me.......non sono un grande fan de "Il Signore degli anelli" però reputo Peter Jackson un talento genuino fuoriuscito dal nulla ma i suoi film non toccano il mio cuore.
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