Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Nell'America della Grande Depressione il regista Carl Denham (Black) si mette in viaggio con troupe ed equipaggio alla volta dell'isola dei teschi, al largo di Sumatra, sulla quale circolano terribili leggende. Arrivati a destinazione, Denham e i suoi si imbattono in avventure incredibili: ad accoglierli ci sono cannibali, dinosauri, insetti giganti e lui, King Kong, un enorme gorilla. Che però è un tenerone che si "innamora" dell'attrice (Watts) che è al seguito della spedizione. Portato il ciclopico scimmione a New York per farne un'attrazione da fiera, le cose si complicano: la bestia si libera dalle catene e va alla ricerca della bella, fino a quando non viene abbattuto dall'esercito.
Il neozelandese Peter Jackson, re Mida del botteghino, riporta la storia di King Kong alla sua origine cinematografica del 1933, scansando la versione di Guillermin del 1976. In difficile equilibrio tra effetti speciali di livello pirotecnico e pause in chiave poetica, il film soffre un certo schematismo di fondo: la prima parte vira verso il "cuore di tenebra" conradiano (esplicitamente richiamato nel film) ed è preparatoria; la seconda è ambientata nell'isola e la terza nella metropoli americana, con lo scimmione a seminare il panico. Scenografie magnifiche, intuizioni narrative apprezzabili, efficace critica alla società dello spettacolo e risultato complessivamente diseguale. Premio oscar come miglior suono, miglio montaggio sonoro e migliori effetti speciali.
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