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King Kong

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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La recensione su King Kong

di giurista81
5 stelle

(Terzo) Remake del celebre "Kong" in cui aumenta il sapore di prodotto commerciale. Jackson abbonda negli scontri tra Kong e i dinosauri, con lo scimmione che resiste bene a tutto (compresi i morsi del T-REX) ma non ai proiettili degli aerei. Quasi interamente ambientato a Skull Island, una sorta del promontorio de Il Mondo Perduto di Conan Doyle, con un plot che rimanda a Jurassic Park, non è libero da sequenze irreali (si vedano le persone che corrono più veloci di un branco di brontosauri attaccati dai velociraptor) e propone poco di nuovo. Jackson riporta la storia agli anni venti del secolo scorso (buona e fascinosa idea) e chiude con l'immancabile e indimentabile sequenza di Kong, arrampicatosi alla cima dell'Empire State Building, alle prese con i biplani militari.

A muovere il film un regista in odore di fallimento che parte all'avventura per realizzare, all'insaputa degli altri, un docu-film su un'isola che non compare sulle carte. La spedizione si troverà così calata in un mondo preistorico in cui degli indigeni di colore, caratterizzati in modo da sembrare delle streghe e degli stregoni, convivono con i grandi bestioni dell'antichità. L'impossibilità di portare indietro a New York la pellicola, distrutta a seguito dei vari inseguimenti, determina la scellerata scelta di sfruttare lo scimmione addormentato con lancio di bottigli di cloroformio (!?). Jackson sottolinea più volte la tematica de "la bella & la bestia", con la bestia che finisce per farsi uccidere per la sua passione per il bello (notevole la sequenza con Kong e la Watts, qua bellissima, che guardano il mare e il roseo orizzonte su un costone di Skull Island).

Apoteosi di computer grafica a trasformare la pellicola in un "videogioco" dal blasonato cast tecnico. Fotografia molto colorata, manca tuttavia quel fascino degno di un B-Movie. Jackson, peraltro, edulcora il film, onde evitare il divieto ai minori di anni 14, e taglia il sangue dal petto del gorilla. Introduce inoltre delle lungaggini di cui si sarebbe fatto anche a meno e che portano la pellicola a sfiorare le tre ore  (vedi, tra le altre, le pause nella mattanza finale con gli aerei che spariscono nel nulla e poi ritornano alla carica). Visto il budget, decisamente sopravvalutato.

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