Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Questo è il film in cui De Sica incontra la futura seconda moglie Maria Mercader, che qui è fra l'altro la ragazza del protagonista, il garibaldino del titolo. Ed è la quarta regia del Nostro, che ancora si diletta nella commedia (a sfondo sentimentale, una sorta di versione risorgimentale dei telefoni bianchi), ma che è pronto a fare il grande passo verso il neorealismo con il successivo I bambini ci guardano (1943). Sarà tutta un'altra storia. Per il momento ci si può limitare a rilevare l'onesta capacità del regista (e sceneggiatore, insieme a Giuseppe Zucca, Margherita Maglione e Adolfo Franci) che affida ad un cast di bravi caratteristi o 'seconde linee' (senza una vera star, insomma) una storia d'amore e di ideali, il cui unico vero elemento di interesse probabilmente si ritrova nella decisione di raccontare tutto in flashback, attraverso le parole di Caterinetta (l'amica di Mariella/Mercader). Finale lieto nel flashback, ma non altrettanto - a sorpresa - nella storia principale. De Sica stesso compare brevemente nei panni di Nino Bixio. Musiche di Renzo Rossellini, scenografie e costumi apprezzabili di Veniero Colasanti, futuro premio Oscar (1962) per El cid. 5/10.
Garibaldino ricercato dall'esercito borbonico e ferito ad un braccio trova rifugio in un convento, nel cui collegio femminile studia la fidanzata. Riuscirà a scappare grazie all'intervento delle camice rosse, lasciando inoltre alla ragazza una promessa di matrimonio.
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