Regia di Jessica Hausner vedi scheda film
il calvinismo eretico delle immagini della hausner ci trascina in un anonimo luogo sulle montagne austriache, ai piedi di un hotel enigmatico, dozzinale… ci schiaccia da subito contro le pareti di un ambiente dove l’ordine sottende invece il caos, e dove la regola s’ingegna a sovvertire l’eccezione… ed è così che con la protagonista vaghiamo anche noi tra le fessure di una comunità falsamente perbenista, allo stesso modo in cui affondiamo i nostri corpi nel buio delle fratture carsiche, delle vulve di pietra… la madre primordiale, lì dove tutto è inizio ed anche fine… ma la grotta di “hotel” non è la grotta di “lourdes”; qui non c’è l’anfratto ‘bonificato’ dal culto delle masse e così decodificato alla mercé dell’industria salvifica… qui non c’è acquasantiera che tenga; la malvagità umana e le forze ctonie della terra convergono, magneticamente e silenziosamente, in sequenze sempre uguali eppure sempre più colme di dettagli… arcaici, subliminali; dei segni fatui quasi… come se, prima di giocare con le sue pedine dentro il quadrilatero sacro del suo film del 2009, la regista austriaca le abbia voluto far muovere nello spazio dell’indefinibile… tra materia e vertigine… so di richiamare il pubblico ludibrio se azzardo a definire “hotel” un piccolo “shining” con il silenziatore; nella misura in cui il capodopera kubrickiano si strutturava sull’apparizione, sulle apparizioni, come disvelamento progressivo del massacro, qui la hausner si affida invece all’occultamento, alla velatura del senso… al mistero insoluto del plot… che è l’arcàno àrgano (!) che lo solleva di un paio di spanne buone sulla palude del cinema europeo d’atmosfera… dalla sua irredenta mediocrità generale… in conclusione, “hotel” è un film sicuramente difficile… un film molto probabilmente imperfetto… ma forse è anche un film bello!...
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