Regia di German Kral vedi scheda film
Presentata al Festival di Venezia l’anno scorso, esce adesso in sala questa docufiction prodotta da Wim Wenders sull’onda del successo di Buena vista social club (e purtroppo nei giorni in cui si piange la scomparsa di Ibrahim Ferrer), e che ne ripercorre le orme abbastanza fedelmente. Solo che qui è di scena la fusion tra la vecchia musica cubana e la nuova scena musicale. Lo spunto narrativo è di un tassista-musicista che, accompagnando l’ultraottantenne Buena vista boy Pio Leyva, ha l’idea di mettere insieme il vecchio cantante con nuovi musicisti di salsa, o rap, o con miscele funky. L’insieme ha un’apparenza più ruffiana e fasulla del film di Wenders (l’intreccio di racconto e finzione è molto stridente), e soprattutto arriva dopo. Con i tempi che corrono, la musica, i paesaggi urbani dell’Avana e i fianchi delle cantanti valgono il prezzo del biglietto. Ma il sapore fastidiosamente folcloristico dell’operazione e lo sguardo coloniale sono innegabili. Tra i produttori, anche l’ex Oliver Onion Guido De Angelis. Encomiabile la scelta del Luce di sottotitolare il film, compresi i testi delle canzoni (spesso pesantemente a doppio senso).
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