Regia di Peter Medak vedi scheda film
Anche se in genere questa formuletta non mi piace, la userò: La classe dirigente sembra Ordet (Dreyer) scritto e diretto da un surrealista tipo Buñuel che avesse visto le opere dell’arrabbiato Lindsay Anderson (in particolare Se… e O Lucky Man!) e magari Arancia meccanica. Seppure troppo lungo, fino a sfiorare la prolissità, il film di Medak è un pamphlet genialoide, con momenti da musical, di critica corrosiva al sistema di potere britannico, ingessato nella sua demenza, che riesce a trasformare un povero mentecatto che si crede Gesù Cristo in un pericoloso (e molto di più perché ha in mano una notevole forza economica e una grossa influenza politica) assassino che ora è convinto di essere Jack lo Squartatore. La metamorfosi, che dovrebbe essere orripilante, rassicura tutta la nobiltà che frequenta la casa di questo Conte Gurney, di cui ora piacciono gli appelli, fatti alla Camera dei Lord, ad una violenta repressione dei crimini contro la morale (mentre, quando si credeva il Redentore e parlava in favore della solidarietà universale era apostrofato con frasi come «non solo è pazzo, ma è anche comunista!»). Il protagonista, ottimamente interpretato da Peter O’Toole, è contornato da una corte dei miracoli, dove spicca il maggiordomo ubriacone e sboccato (Arthur Lowe), dietro alla cui maschera si nasconde un anziano seguace di Lenin e Mao. Questa sorta di Hair con nel mirino la nobiltà britannica è architettata da un regista che faceva presagire migliori sviluppi per il prosieguo della propria carriera.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta