Regia di Yves Boisset vedi scheda film
Zurigo agli inizi degli anni ottanta doveva essere un intrico di spie che nemmeno la Istanbul ai temmpi della Grande Guerra. Almeno così sembra nel film "Alzati spia" di Boisset. Dove si narra di una spia dei servizi francesi in sonno che viene risvegliata all'improvviso dalla sua bella vita di agiato commerciante con convivente tedesca, intellettuale e di sinistra. E il bello, anzi il brutto, del film è che non si capisce perché il povero Lino Ventura venga risvegliato dall'ambiguo Michel Piccoli. Si tratta di un film dalle intenzioni lodevoli (la condanna per lo schifo degli intrighi spionistici, provengano da est o da ovest, è abbastanza evidente), ma la riuscita è tiepidina: come trama è ingarbugliatissima, tanto che viene il sospetto che essa manchi del tutto, mentre come azione si deve riconoscere che analoghi prodotti americani sono superiori di qualche spanna. Si salva la bravura degli attori, primo tra tutti ovviamente Michel Piccoli, eccezionale in qualunque ruolo sui cimenti (qui l'ambiguo che si rivelerà essere una carogna), Lino Ventura, per la verità un po' scialbo e Bruno Cremer, anche lui abbastanza laido. La Janda, proveniente dal cinema di Wajda, è troppo spaesata per essere credibile: in questa sarabanda di spie sembra capitata per caso e dà l'impressione di essere una brutta copia della Schygulla.
Eccellente, come sempre. Probabilmente la cosa migliore di tutto il film.
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