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The Island

Regia di Michael Bay vedi scheda film

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La recensione su The Island

di scandoniano
2 stelle

“The Island” è una pellicola fantasy firmata Michael Bay (l’autore di “Armageddon”, ma anche di “Transformers”). Volendolo inquadrare in un sottogenere, potremmo definirla, più che un film di fanta-scienza, una pellicola di fanta-coscienza, alla stessa stregua di “Matrix”.
Il film ha un’idea di fondo estremamente originale: una comunità di individui vive in una specie di bunker post-nucleare, a seguito di una contaminazione di cui sono gli unici superstiti. Periodicamente partecipano ad una lotteria i cui fortunati vincitori saranno liberi di scorazzare sull’”isola”, unico posto incontaminato rimasto al mondo. Inutile sottolineare che si tratta di una colossale bufala: il lavoro sulla coscienza di tali individui (definiti “agnati”) consiste, come al solito nei film del genere, nel negare loro la realtà dei fatti: gli agnati non sono liberi, ma soprattutto non sono uomini, bensì cloni di personaggi facoltosi a cui sono pronti a donare gli organi qualora i suddetti ricconi ne abbiano necessità.
Protagonisti delle vicende sono Echo-Six (Ewan McGregor) e Delta-Two (Scarlett Johansson), i primi a prendere coscienza delle incongruenze del sistema e ad andare a fondo nella vicenda. Li aiuta Mec (Steve Buscemi), una sorta di responsabile del sistema molto amico di Echo.
L’idea di base è molto affascinante, sulla stesso livello di originalità del padre di tutti i film di fanta-coscienza (il capolavoro dei Wachowski). Lo sviluppo delle vicende e la capacità della sceneggiatura di mantenere la storia su livelli di verosimiglianza accettabili non sono, però, nemmeno lontanamente paragonabili a “Matrix”. Mentre il film culto del 1999, infatti, sviluppava senza evidenti sbavature un plot originale ed intrigante, “The Island” invece, si compone di numerose incongruenze, clamorose forzature che, già dalla prima visione, risultano palesi e, pertanto, indigeste. Nella prima parte, la verità viene sciorinata con grande nettezza, ma anche con una lentezza che crea prima e regge poi il pathos dello spettatore; nella seconda parte, quella in cui la sceneggiatura avrebbe dovuto confermare la bontà del prodotto, le scelte degli autori si concentrano su una serie di sterili e prolungati avvicendamenti, improbabili colpi di scena, inutili inseguimenti. Il film di fantacoscienza si tramuta in film di azione, snaturando quanto di buono era stato fatto nella prima parte della pellicola, diventando un polpettone insulso di cui rimangono esclusivamente impresse l’idea originale e la prova degli attori (Michael Clarck Duncan in primis).

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