Regia di Tim Burton vedi scheda film
Pur avendo pregi innegabili a livello visivo, con una geniale stilizzazione scenografica che ricorda quelle dei suoi migliori film, "La fabbrica di cioccolato" è un film riuscito a metà, che purtroppo già annuncia l'involuzione delle opere più recenti di Tim Burton. Non ho letto il romanzo di Roald Dahl, non ho visto il film con Gene Wilder, ma questo nuovo adattamento risente probabilmente di un eccesso di magniloquenza, con una prima parte più azzeccata nei suoi toni da favola dickensiana, ma una seconda all'interno della fabbrica di cioccolato che ripete piuttosto stancamente lo schema di sparizione dei bambini, puniti per la loro avidità, e i balletti degli Oompa-Loompa di Deep Roy, moltiplicato in tanti suoi cloni grazie alla Computer Grafica. E Johnny Depp inizia a mostrare la corda nella sua ennesima personificazione di un freak dal cuore d'oro, con annesso repertorio di mossette ormai già ampiamente sperimentate, qui in parte modulate sul repertorio di Michael Jackson. Tuttavia, le invenzioni visive sono spesso affascinanti, tali da garantire un indubbio piacere per gli occhi, e riscattano almeno parzialmente l'incerta progressione narrativa. Ben diretto, fra i bambini, il divetto Freddie Highmore, e c'è anche un'insolita partecipazione di Christopher Lee nella parte del padre di Willy.
Voto 7/10
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