Regia di Tim Burton vedi scheda film
Remake pirotecnico e a mio avviso sopravvalutato del film di “Willy Wonka e la Fabbrica di cioccolato” con Gene Wilder e ispirato al romanzo omonimo di Roald Dahl.
Studiato con minuzia in ogni dettaglio, è ricco di fantasia, buoni sentimenti, impegno e ironia che si fondono con successo in un clima fiabesco in cui c'è, però, un neo tutt'altro che insignificante: la figura del buon caro e vecchio Wonka, qui è storpiata in un qualcosa di grottesco: un dandy dall'ambigua identità sessuale (che parlotta come una donnicciola e sfoggia un pesante make-up e un taglio di capelli a dir poco orrendo) che oltre a sembrare una sorta di clown grazie all'ostentazione di smorfie e smorfiette sempre più tipiche e abituali nel repertorio della mimica facciale del mattatore Johnny Depp, ha un nonsoché di nevrotico ed è addirittura allergico ai bambini... personalmente, a me la cosa ha disturbato molto perché sono sentimentalmente legata al più serio e adorabile Willy Wonka di Wilder, che amava i bambini e che, soprattutto, non smorfieggiava di continuo. Johnny Depp, invece, ne sembra solo la caricatura perché gigioneggia un po' troppo e non diverte affatto. È molto affettato, antipatico e sopra le righe.
Molto più apprezzabile è invece la prova di Christopher Lee nel ruolo del padre di Wonka. Almeno lui riesce a rievocare le atmosfere degli anni anteguerra.
La sceneggiatura è elaborata discretamente; la narrazione è candida e gradevole; i dialoghi sono generalmente efficaci e i personaggi di contorno sono tutti ben caratterizzati – ognuno di loro ha un ruolo nella trama che ha il preciso scopo di raccontare e insegnare qualcosa proprio come avveniva nel primo film. Più meritevoli e sorprendenti che mai, in questo caso, si rivelano la fotografia, le scenografie, gli effetti speciali e l'uso enfatico e fantasioso dei colori. Soltanto la colonna sonora è un po’ invasiva.
Probabilmente, Tim Burton, ha reinventato la magia di questa favola rivoluzionandola esattamente come deve averla sempre immaginata e gli ha donato il suo immancabile tocco estroso e visionario un po' cartoonesco. Ha introdotto alcune situazioni nuove nella trama che differiscono da quelle del primo film e ne ha trascurate ed eliminate altre a discapito degli spettatori più nostalgici, tuttavia, anche lui è riuscito a donare alla storia il giusto aspetto moralistico che mette in risalto il valore della famiglia.
Un'opera nel complesso carina, ma con un protagonista sbagliato.
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